Data: 08/05/2016 08:00:00 - Autore: Lucia Izzo
di Lucia Izzo - La questione migranti ha assunto i connotati di una vera e propria emergenza internazionale: tuttavia, mentre Italia e Grecia sono in prima linea da anni, fronteggiando ogni giorno l'arrivo di un numero sempre maggiore di profughi, gli altri Stati Europei sono a lungo rimasti inerti.
Finalmente, per�, qualcosa ai piani alti dell'Unione Europea sembra muoversi per intervenire in maniera concreta al fine di ridimensionare gli squilibri numerici (ed economici) generati dall'emergenza.

Numerose le novit� che emergono dalla proposta legislativa di riforma del regolamento di Dublino al varo della Commissione Europea.
Al Paese di primo ingresso dei migranti rester�, secondo la riforma, la responsabilit� per la gestione dei richiedenti asilo, con l'esame le richieste e la registrazione delle generalit� di chi arriva.

A questo punto entrer� per� in gioco un meccanismo di ridistribuzione e allocazione dei migranti tra tutti i Paesi membri: le richieste d'asilo non potranno superare una soglia pari al 150% della quota di riferimento del singolo Statoche verr� stabilita in base alle dimensioni del Paese e alla sua ricchezza (Pil). Si tratta di una percentuale che mira a introdurre un meccanismo correttivo per poter ristabilire equit� laddove la pressione delle migrazioni risulti sproporzionata alle possibilit� del singolo Stato.

La cosiddetta clausola di equit� (fairness mechanism) impone che al raggiungimento della soglia di riferimento, i migranti vengano ricollocati in altri Stati membri che ne abbiano possibilit�, che in sostanza non siano "sotto pressione" e non abbiamo raggiunto la quota massima di profughi stabilita tenendo presente la misura del 150%.

Ma cosa avviene se lo Stato membro si rifiuta di accogliere migranti nel proprio paese?
Il regolamento prevede una clausola di "opt-out" temporanea e rinnovabile, valevole per 12 mesi, ma lo Stato dissenziente sar� tenuto a pagare di una multa per ogni richiedente asilo non ricollocato, da versare allo Stato membro che invece se ne accolli la gestione.
Una misura drastica per responsabilizzare i Ventotto, soprattutto se si pensa che il prezzo del rifiuto potrebbe essere di 250mila euro per ogni profugo a cui viene negata accoglienza.

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