Data: 10/05/2016 21:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Non ne pu� pi� di stare a casa della figlia e soprattutto dei suoi familiari, cos� lascia la casa e si presenta in carcere chiedendo di tornare in galera. I giudici lo accontentano subito ma per un periodo pi� lungo, infliggendogli una condanna per evasione.

L'uomo infatti si trovava ai domiciliari e qualsiasi "volontario allontanamento dal luogo di restrizione domiciliare senza autorizzazione" costituisce evasione, indipendentemente dalla durata, dalla distanza dello spostamento o dalle motivazioni del soggetto, ivi compreso l'intento di essere ricondotto o di recarsi personalmente in carcere.

Giunta la vicenda in Cassazione, dalla sesta sezione del Palazzaccio (sentenza n. 19005/2016 qui sotto allegata) non pu� che arrivare la conferma della condanna ex art. 385, commi 1 e 3, c.p.

A nulla rilevano infatti le doglianze dell'uomo che sosteneva di aver gi� manifestato la sua intenzione al magistrato di sorveglianza. N� pu� ravvisarsi la causa di giustificazione dello stato di necessit� per il deterioramento dei rapporti con i familiari, dal momento che non vi � un pericolo di un danno grave alla persona.

Ci� che conta, chiosano gli Ermellini, � la sussistenza dell'elemento psicologico del reato per essersi sottratto, anche se per breve tempo, alla detenzione domiciliare, senza prima passare dalla stazione dei carabinieri preposti al suo controllo o comunque avvisarli.

L'uomo, quindi, torna in carcere per scontare la nuova pena. Almeno, quale magra consolazione, per un po' non dovr� vedere i parenti.


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