Data: 02/06/2016 19:30:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Qualsiasi patto che prevede un compenso ridotto o non equo per l'avvocato, o comunque uno squilibrio di diritti e di obblighi tra le parti, � nullo. � questo il contenuto del disegno di legge presentato dalla parlamentare Camilla Sgambato nell'aprile scorso e che in questi giorni � all'esame della commissione giustizia della Camera (qui sotto allegato).

La nuova proposta di legge parlamentare mira a modificare l'art. 2233 del codice civile, in materia di compensi degli avvocati, prevedendo, a garanzia di una misura "adeguata" all'importanza dell'opera e al decoro della professione, la sanzione della nullit� di ogni patto contenente un compenso "manifestamente sproporzionato all'opera prestata", applicando, ai fini della valutazione della sproporzione i parametri stabiliti dalla legislazione vigente per le professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

Sempre con la nullit�, secondo il successivo comma introdotto all'art. 2233 c.c., � nulla qualsiasi pattuizione "che stabilisca per il professionista un compenso inferiore a quanto liquidato dall'organo giurisdizionale, con diritto del cliente di trattenere la parte liquidata eccedente, ovvero che precluda al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione o che gli imponga l'anticipazione di spese per conto del cliente".

Una modifica resa necessaria, si legge nella relazione al ddl, dai numerosi "attentati", soprattutto a seguito dell'abolizione dei minimi tariffari, alla dignit� del professionista "obbligato alla stipula di convenzioni da clienti con astratta capacit� di imporre condizioni di contratto per prestazioni professionali a carattere fiduciario, spesso indecorose" e che ha gi� ricevuto nei mesi scorsi il plauso da parte dell'Associazione nazionale avvocati italiani che ha accolto con favore la direzione imboccata dal testo in materia di compensi professionali.

La necessit� di un quadro normativo che tuteli la dignit� degli avvocati, "dignit� che passa anche attraverso un equo e decoroso compenso", spiega il ddl, mira ad impedire "che si integri un abuso del diritto di dipendenza economica a danno dell'avvocato, parte debole del rapporto contrattuale con l'impresa, in ragione di un preteso rapporto fiduciario". Ma i medesimi principi "devono ritenersi validi per qualsiasi rapporto con la clientela, anche di tipo privato, al fine di limitare la concorrenza sleale".


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