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Data: 10/06/2016 21:40:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax - Se i social network sono fonti inesauribili per scoprire bugie e di tradimenti, gli avvocati si ritrovano novelli "Sherlock Holmes" a caccia di prove dello status del mentitore di turno o della fotografia compromettente da utilizzare nei procedimenti di separazioni e divorzi. Come possano le nuove tecnologie essere utili a giudici ed avvocati lo sa bene Gian Ettore Gassani, avvocato e presidente dell'Ami (Associazione matrimonialisti italiani). "Ormai i social network – afferma Gassani – sono un canale di comunicazione formidabile, ma sono anche una trappola per gli allocchi ossia per le persone che credono che non siano utilizzabili le notizie che vengono pubblicate sui loro profili. Come se le foto, una volta pubblicate, fossero soltanto di loro proprietà o come se tutte le notizie fornite spontaneamente alla gente non possano essere oggetto di curiosità di un magistrato o di un avvocato. Spesso le infedeltà, le magagne, le foto compromettenti o delle vacanze facoltose vengono poi trovate attraverso le informazioni dei social". Dunque a riprova che gli avvocati sono molto attenti a mettersi sulle tracce della controparte per verificare se è possibile sconfessare alcune informazioni. E gli esempi si sprecano. "Se l'uomo che dichiara di vivere in una situazione di indigenza, lo troviamo su un panfilo, con la ragazza di turno, che soggiorna in Costa Azzurra è fregato – spiega l'avvocato – nel mio caso, la prima cosa che faccio è stampare tutto e portare il materiale al giudice. Per cui sì, gli avvocati oggi sono dei veri e propri investigatori". Ovviamente non fanno tutto da soli. "Siamo coadiuvati da personale tecnico che si occupa d'informatica – chiarisce Gassani - servono esperti poichè non è facile entrare nei meccanismi dei social: molte volte si costruiscono profili falsi di persone vere che, camuffando il nome, cercano di farla franca. Qualche volta si riesce a rintracciarli o a farli parlare con qualche stratagemma. Ad esempio le chat, se per esempio il computer è rimasto aperto o sono state salvate e stampate, soprattutto se sono chat piuttosto compromettenti, che parlano di incontri. Tutto questo può essere utilizzato". L'Italia, come avveniva in America ed in Francia da tempo, si sta allineando ad altri paesi. Merito della giurisprudenza "che prima era rigida – sottolinea il matrimonialista – ed oggi è molto più elastica nell'ammettere in giudizio questo tipo di prove". E la magistratura come si pone su questo fronte? "Ci sono due correnti di pensiero- evidenzia Gassani - c'è chi ritiene che comunque andrebbero tutelate riservatezza e privacy delle persone controllate e chi invece sostiene, ad esempio se c'è in gioco l'interesse di un minore, che non esiste privacy che tenga. Credo che la seconda ipotesi sia la più seguita e la più accettabile". Spesso le beghe tra ex coniugi nascono per questioni economiche, assegni di mantenimento per i figli. "Qualcuno non vuol pagare o vuole pagare nella minima misura – chiosa l'avvocato - a quel punto qualsiasi prova possa attestare che il minore potrebbe avere maggior aiuto viene ammessa poiché l'interesse del minore è centrale rispetto a tutti gli altri interessi". Nell'esperienza di Gassani degli ultimi anni gli esempi di casi in cui i social sono stati risolutivi sono stati parecchi. "C'era un uomo – ricorda - che non era andato a prendere il figlio in estate sostenendo di avere avuto una grave frattura alla tibia per cui aveva mandato anche un certificato falso alla moglie, giustificando questa sua omissione. La moglie invece mi ha portato le prove che il marito stava su una moto d'acqua con una bionda prosperosa e si divertiva in Sardegna. In quel caso, appena avute le prove abbiamo fatto un ricorso d'urgenza al tribunale per i provvedimenti del caso". E ancora un'altra storia in cui "un uomo partiva e si assentava, a suo dire, per convegni d'aggiornamento e invece abbiamo scoperto che si trovava a Cuba con alcuni amici suoi per motivi facilmente intuibili". Tra uomini e donne chi è più furbo? "Sono sempre gli uomini a farsi scoprire. Le donne- chiude il legale - sono molto più furbe e, per questo, è molto più difficile scoprirle, quando mentono su qualcosa sono coerenti. L'uomo è molto superficiale. Nel 70% dei casi sono gli uomini ad essere scoperti col cellulare". |
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