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Data: 21/08/2016 19:20:00 - Autore: Law In Action - di P. Storani di Paolo M. Storani - Apprendo, con non poco stupore, di nuovi divieti sul corpo delle donne; provengono dalla patria dei lumi della ragione, la Francia, e del vietato vietare. Data 1763 il Trattato sulla tolleranza (religiosa) di Voltaire. Tolleranza è sinonimo di inclusione sociale e politica. Di accettazione delle diversità. Le relazioni improntate al mutuo riconoscimento portano al rispetto reciproco. Jean Calas era un commerciante ugonotto di Tolosa. Fu accusato di aver ucciso il figlio che, invece, si era suicidato. Calas fu condannato a morte e assassinato ma Voltaire - su sollecitazione della vedova - scatenò una campagna d'opinione per la sua riabilitazione denunciando la vera natura della condanna a morte: motivi di intolleranza religiosa.
Sempre errato imporre regole perché si creano solo barriere ulteriori quando si avrebbe assoluto bisogno di ponti. Per ora il Sindaco di Cannes ha emanato un'ordinanza, seguito a ruota da quello di Nizza. Gli integralisti islamici non potevano aspettarsi aiuti di maggior spessore dall'ottusità e dalla grettezza mentale di questi decisori politici dell'UE: in Francia viene bandito e messo all'indice il burkini o burqini, un indumento tecnico concepito appositamente per non inzupparsi d'acqua di mare ed asciugarsi rapidamente. Come dimostra il fotomontaggio di corredo a questo articolo una muta da sub copre di più il corpo del "palombaro" rispetto alle bagnanti musulmane. Con una tenuta di simile foggia vedo le giovani donne musulmane fare jogging allegramente sul lungomare. Immagini festose. L'Occidente retrivo non comprenderà mai la voragine che separa la fratellanza musulmana moderata (la stragrande maggioranza) e il terrorismo che a me non piace etichettare con l'aggettivo "islamico". Islam politico e jihadismo non sono equiparabili. Etichettare la Fratellanza Musulmana sorta in Egitto nel 1928 e poi diffusasi nel mondo arabo al pari di un gruppo terroristico è un errore clamoroso che potrebbe avere anche in futuro sequele distruttive. Terrorismo senza aggettivazioni era quello che abbiamo fronteggiato in Italia, con le Brigate Rosse che ancora non si è ben compreso cosa fossero realmente (il caso Moro insegna), terrorismo è questo. Manuel Valls, primo ministro francese, appoggia - dunque - il divieto di indossare questo costume da bagno definito "fondamentalista"; costui pare ignaro della assurdità di una proibizione che porta ad un bivio: a) le donne di religione musulmana non potranno più rinfrescarsi nelle spiagge francesi o alternativamente b) dovrebbero incredibilmente... spogliarsi con palese violazione della loro autodeterminazione. La presunzione indimostrata da cui muove il divieto di mostrarsi in burkini è che le donne siano coartate nell'indossare quel capo d'abbigliamento. Avete mai assistito ad un gruppo di donne cinesi al bagno di mare? Nella loro millenaria cultura la tintarella va disprezzata. Girano per le nostre città con l'ombrellino sotto il sole. Quando alcune cinesi più... fondamentaliste si recano al bagno di mare si vedono a malapena bocca, naso ed occhi. Vi è capitato di addentrarVi nella parte più intatta ed aspra della nostra magnifica Sardegna? Come vestono le signore più anziane? Come bisogna abbigliarsi per entrare nella basilica di San Francesco ad Assisi? Posso capire che faccia anche un po' rabbia a 38 gradi rinunciare ai pantaloncini corti, ma in quel sacro luogo il corpo viene coperto, talvolta non vanno bene neppure le braccia scoperte. Contrario anche questo ai nostri valori occidentali? Donderoad! Rigoroso bianco e nero, rari scatti a colori. Prima di diventare a propria volta un'icona del fotogiornalismo mondiale Robert Capa era il suo mito, un fotografo ad altezza d'uomo, la Leica il suo sismografo itinerante per attraversare il mondo delle diversità con il suo sguardo ubiquo. Mario Dondero è stato uno dei più grandi fotoreporter contemporanei. Le sue immagini descrivono un'umanità che sta insieme, che lotta per gli ideali di giustizia e di eguaglianza. Di origini liguri ma nato a Milano nel 1928, è operativo da partigiano in Val d'Ossola, prima fu cronista, poi si stufò di dover richiedere sempre ad un fotografo di accompagnarlo ed inforcò una Leica. Adorava Fermo ove si poteva incontrarlo di frequente dalle parti di Vicolo Lungo, ove abitava con la sua compagna Laura Strappa. Come avrebbe reagito la sua curiosità antropologica alla demenzialità del divieto per le donne di abbigliarsi in spiaggia come pare e piace? La polemica che divide anche quest'Italia di crescente fondamentalismo. Per l'esistenza "nuda" di Mario Dondero nessuno era mai un individuo qualunque. Poetico, struggente, mai retorico. Rivedo la sua humanitas nel modo straordinario di condurre inchieste di Domenico Iannacone dei Dieci Comandanti su Rai3. Ci vorrebbe proprio un programma del grande "Ianna" a fare coriandoli delle affermazioni che mi è capitato di leggere sia su Repubblica del 18 agosto 2016 che su Micromega online. Oppure l'immenso Tiziano Terzani: interrogato in proposito avrebbe risposto che il fatto di portare il velo risponde a dinamiche simili a quelle che "impongono" alle nostre donne di coprire il seno. Dicevo del pezzo pubblicato dal direttore su Micromega che costituisce il motivo scatenante di questo pezzullo. Autore Paolo Flores d'Arcais, che leggo e stimo da sempre (anche se come si fa a usare l'avverbio "catafrattamente"?!) Nulla ai miei occhi è condivisibile di quel che afferma nell'articolo "Perché è giusto vietare il burkini". Una presa di posizione davvero insolita per quella prestigiosa Rivista. "Il burkini... è la versione da spiaggia o piscina del burqa con cui padri e mariti islamici non catafrattamente fondamentalisti vollero concedere alle loro donne la possibilità di prendere un bagno, riaffermando al contempo la loro non-libertà sessuale di essere viste, desiderate e liberamente contraccambiare". In primo luogo, il burkini non è affatto la versione balneare del burqa! Il burqa occulta il viso: per ragioni di ordine pubblico è ovvio che il volto deve andare scoperto. Il burqa si usa pressoché esclusivamente in Afghanistan e cela il volto di colei che lo indossa. Il hijab è invece il normale foulard che copre i capelli e il collo della donna musulmana. Dalle foto riportate sui quotidiani è evidente che il capo della donna è ricoperto da un foulard. Muovendo da indimostrate premesse Flores d'Arcais mescola in un calderone di tutto e di più, infibulazione e mutilazioni sessuali incluse! Tra opposti divieti le donne musulmane finirebbero segregate! E quali sarebbero - per dirla con il premier francese Valls - questi "valori occidentali della nostra cultura" da tutelare? Stare in spiaggia più svestite possibili? Non è questa la laicità in cui crediamo. Seguendo all'estremo tale affermazione di laicità, il partito tedesco Cdu non potrebbe e dovrebbe definirsi più cristiano. Chiara Saraceno - fortunatamente - su Repubblica dello stesso 18 agosto 2016 in cui vi è comparso l'articolo di Flores d'Arcais ha ristabilito l'esatto inquadramento della questione che sostiene le ragioni dell'altra campana: imporre un vestito invece di un altro è un atto parimenti autoritario (v. La doppia oppressione). Non vi è un unico modo di esprimere la propria libertà di autodeterminazione. E non ogni scelta, neppure nella nostra tradizione, è culturalmente e socialmente libera. Evviva i ponti, abbasso le barriere! |
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