Data: 07/09/2016 20:50:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Da un lato, l'esasperazione per non riuscire ad ottenere il giusto riconoscimento dopo anni spesi sui libri, dall'altro, il coraggio di mettersi in gioco. Così una giovane coppia, Margherita Salom e Roberto Aguggia, ha deciso di riporre in un cassetto la laurea in giurisprudenza e di aprire un b&b. Lui praticante avvocato, pronto ad abbracciare la professione forense, lei invece quella di notaio, entrambi hanno colto al volo un'occasione, mollato codici polverosi, udienze e rogiti per dedicarsi a coccolare con dolcezza i loro ospiti in un bed&breakfast a Lucca, diventato modello per tanti altri. E grazie all'impegno e alla dedizione a loro è andata bene. Margherita e Roberto rappresentano oggi un felice esempio di persone di successo, in grado di fare inversione di marcia e continuare favorevolmente il loro corso.

Ma cosa porta dei giovani come loro abbandonare la carriera per la quale si è faticato per anni ed iniziare un percorso così differente?

"L'assenza di prospettive sicuramente" chiariscono. "Lavoravamo sottopagati, con 500 euro al mese in una città come Milano non si può vivere. Tanta fatica per non avere nulla. Vedevamo tanti come noi che, anche da avvocati e con la professione già avviata, più grandi di noi, avevano difficoltà ad arrivare alla fine del mese per colpa di stipendi bassissimi ed erano costretti a chiedere aiuto alle famiglie. Non ce la siamo sentita di continuare". E poi, mentre erano in cerca di soluzioni "Siamo venuti a Lucca a trovare i miei parenti – racconta Margherita – a vedere la casa che mi avevano lasciato i miei e che avevo chiesto ad un'agenzia di affittare. Tra le richieste d'affitto ce n'era una per farne un bed and breakfast". A quel punto scatta l'idea che, in un primo momento, avrebbe potuto sembrare folle: "Facciamolo noi". "E' stato rischioso perchè non sapevamo fare nulla. Fino ad allora avevamo solamente studiato – evidenziano – ma eravamo arrivati con un trolley e con solo quella roba in valigia siamo rimasti per parecchie settimane. Siamo tornati a Milano solo per licenziarci".

Qual è stato il momento in cui avete pensato di aver fatto bene? "Tutti i giorni. Fin da subito non c'è stato mai un momento di ripensamento. Eravamo talmente stanchi della vita che facevamo, il rischio c'era pure lì di non andare avanti e soldi non ne facevamo". Certo anche nella nuova occupazione le difficoltà non sono mancate. "Abbiamo dovuto imparare a fare i letti – sorridono - non si possono fare come a casa. Ma già ai primi arrivi ci divertivamo e guadagnavamo soprattutto". Ed agli ex colleghi cosa potreste dire? "Buttatevi in ciò che vi piace. Le ore di lavoro sono quelle che occupano gran parte della giornata, meglio cercare di essere felici facendo qualcosa che ci piace. Migliora la qualità della vita ed è la cosa più importante. Le tasse e la crisi ci sono pure per tutti, tanto vale fare un lavoro che piace". Il segreto del vostro successo? "Sono due. Intanto il cliente ha sempre ragione anche se vorresti mandarlo a quel paese. E poi l'entusiasmo, il calore e la gentilezza, fare sentire coccolate le persone, senza essere invadenti. Non abbiamo la vasca idromassaggio in camera ma ci piace far sentire le persone a casa, come se venissero a trovare vecchi amici. Così nessuno ha nostalgia di casa e si può godere il soggiorno".


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