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Data: 11/09/2016 14:00:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax - "Silenzio, qui si caccia". Questo potrebbe essere uno dei cartelli da esporre nei boschi, in virtù del regolamento regionale sulla caccia in Liguria, teso a salvaguardare l'attività venatoria. Dunque nel corso della prossima stagione 2016/2017, divieto assoluto di ridere, chiacchierare ad alta voce e schiamazzare nei posti in cui si caccia. Gli animalisti disturbatori dei cacciatori non la passeranno liscia perché l'articolo 8 del testo prevede una multa che può andare da 206,25 ad un massimo di 619,75 euro per chiunque "volontariamente provoca disturbo all'esercizio venatorio, anche avvalendosi di strumenti atti all'allontanamento della selvaggina". Sarà votata la prossima settimana la legge che modifica il testo datato 1994, passando all'esame dell'aula alla Regione. Le nuove norme sono contenute in un disegno di legge della Lega Nord. Secondo i contestatori è la prima volta che accade che una proposta del genere venga trasmessa in commissione regionale senza il preventivo ascolto delle categorie coinvolte. Inoltre sorgono dubbi sulla legge stessa poiché, ricordano gli ambientalisti, il reato di disturbo venatorio è già stato dichiarato incostituzionale da una precedente sentenza del Tribunale di Milano (6309/05 del 10 maggio 2005). Ma la Liguria non è l'unica regione a muoversi in questa direzione. Qualche anno fa anche la Lombardia aveva tentato l'introduzione del concetto di "disturbo alla caccia". La norma è ancora in vigore, tuttavia la sua efficacia era stata messa in discussione da un ricorso presentato da un ambientalista multato e, dalla citata sentenza, era emerso "conflitto tra lo svolgimento indisturbato dell'attività venatoria e la contrapposta esigenza di esprimere liberamente e con efficacia il pensiero che avversa tali attività, anche attraverso manifestazioni pubbliche, come garantito rispettivamente dagli artt. 21 e 17 della Costituzione". Poiché "Lex superior delegat inferiori", la norma costituzionale è sempre destinata a prevalere e così la norma era stata accantonata nella sua applicazione. Inoltre, la questione è oggetto di un disegno di legge che giace da tempo in Parlamento, mirante ad introdurre nel codice penale, il reato di disturbo all'esercizio dell'attività venatoria. Il ddl, che ha l'obiettivo di punire, ex legge, le iniziative che oggi impediscono o ostacolano la caccia e la pesca nel nostro Paese, propone l'inserimento dell'art. 660-bis nel codice penale che intende punire tali comportamenti con l'arresto da 6 a 18 mesi o con l'ammenda da 5mila a 30mila euro, con aggravanti per le condotte commesse con la cooperazione di più persone e nei casi di recidiva. |
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