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Data: 15/09/2016 12:00:00 - Autore: Dott. Roberto Paternicò di Roberto Paternicò - E' stata presentata, di recente, l'indagine Consob 2016 sulle scelte e le conoscenze finanziarie delle famiglie italiane. Un campione di circa 2.500 nuclei familiari ove chi decide per le relative attività finanziarie é di età compresa fra 18 e 74 anni escludendo, naturalmente, i soggetti che lavorano nello specifico settore. L'indagine, in sintesi, ha raccolto informazioni sulle conoscenze finanziarie degli utenti, sui comportamenti, le scelte e le abitudini negli investimenti. "Negli ultimi anni, la ricchezza netta delle famiglie dell'Eurozona è aumentata (+3,2% nel 2015), mentre è rimasta sostanzialmente invariata in Italia (+0,4% circa nel 2015), dove l'aumento delle attività finanziarie (+5,2%) è stato controbilanciato dalla riduzione delle attività reali (-3%)". Si registra una maggiore percezione del rischio per gli investimenti verso prodotti liquidi (circolante e depositi), prodotti assicurativi e fondi pensione, con una contrazione del peso di azioni e obbligazioni. In Italia, il simile andamento evidenzia, anche, un incremento dei fondi comuni. I prestiti bancari alle famiglie, in contrazione negli anni precedenti, mostrano graduali segnali di ripresa a partire dalla fine del 2014, sia per l'effetto dell'offerta sia della domanda nonché per la costante diminuzione dei tassi sui prestiti stessi. Il Rapporto della Consob evidenzia, anche, il basso livello delle conoscenze nel settore finanziario da parte delle famiglie italiane. Soltanto il 40% circa degli intervistati è in grado di definire correttamente alcune nozioni di base, quali: l'inflazione (aumento generale dei prezzi e diminuzione del potere d'acquisto della moneta) e il rapporto fra rischio e rendimento (relazione tra il grado di rischio e il rendimento atteso dalle attività finanziarie per cui tanto é più rischioso l'investimento tanto maggiore dovrebbe essere il suo rendimento). Su concetti più complessi concernenti le caratteristiche dei prodotti più diffusi, le percentuali sono inferiori. Il 20% circa degli intervistati dichiara di non avere familiarità con alcuno strumento finanziario, mentre il restante 80% sceglie, più frequentemente, i titoli del debito pubblico e le obbligazioni bancarie, seguiti da azioni quotate e fondi azionari. Spesso, nonostante lo scarso livello di conoscenza, gli italiani si attribuiscono maggiori competenze. Infatti, l'85% circa degli intervistati ritiene di possedere capacità medie per decidere del proprio risparmio, sull'amministrazione del bilancio familiare e sul controllo delle spese inutili, mentre si reputano sopra la media tra il 28% e il 38% di coloro che scelgono come investire. Sulla capacità di comprendere i prodotti finanziari di base e di compiere scelte di investimento corrette la percentuale scende tra il 69% e il 61%. In ogni caso, gli investitori si ritengono preparati seppur esposti a errori nella diversificazione degli investimenti (scelta di differenti investimenti, ripartiti in vari strumenti finanziari, per ridurre il rischio di perdite) o non comprendendo bene la relazione rischio-rendimento, come sopra accennato. "La metà circa degli italiani identifica il rischio con la possibilità di subire perdite in conto capitale; il 25% con la variabilità dei rendimenti; il 20% con la possibilità di conseguire rendimenti inferiori a quelli attesi e con l'esposizione alla congiuntura dei mercati. La percezione del rischio sembra essere correlata alla cultura finanziaria: i soggetti con minori conoscenze finanziarie tendono a dare enfasi al rischio di non comprendere le informazioni ricevute e di ricevere un'insufficiente tutela legale, mentre le persone più esperte sono più spesso sensibili ai trend di mercato e al rischio di liquidità ." Le adeguate scelte finanziarie presuppongono un'opportuna gestione di consumi e risparmi e la corretta individuazione di obiettivi, orizzonte temporale, aspettative di guadagno, capacità finanziaria di sostenere eventuali perdite e propensione al rischio. Solo il 30% degli intervistati ha l'abitudine di tenere traccia od organizzare le proprie spese, mentre il 60% dell'intero campione dichiara di risparmiare in modo regolare e la propensione al risparmio è maggiore per coloro che hanno un'età compresa tra i 35 e i 44 anni e superiore ai 65 anni (possessori di un diploma di laurea e più abbienti). Gran parte degli investitori non ha piena consapevolezza dei fattori da ponderare prima di investire, in particolare: l'orizzonte temporale viene preso in considerazione solo dal 24% degli intervistati; gli obiettivi dal 18%; le aspettative di guadagno e la capacità economica di assumere rischi dal 15% circa; poco meno del 39% dichiara di non avere nessuna particolare attitudine al processo decisionale di investimento. A fine 2015 la quota di famiglie che possedeva almeno un prodotto finanziario si è attestata al 50% del totale. E' diminuita la partecipazione relativa a titoli del debito pubblico domestico, prodotti del risparmio gestito e azioni quotate italiane. Per contro è aumentata la quota di famiglie che possiedono obbligazioni bancarie italiane, il prodotto più diffuso a fine 2015 (prima del bail-in). Gli elementi cruciali che incoraggiano la partecipazione ai mercati finanziari sono la possibilità di acquistare prodotti con capitale e/o rendimento minimo garantito e la fiducia negli intermediari. Per le decisioni d'investimento, infine, il 24% degli intervistati decide in maniera autonoma, il 38% segue i suggerimenti di familiari e colleghi, il 28% chiede consiglio a un professionista e il restante 10% delega un esperto.
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