Data: 18/10/2016 19:30:00 - Autore: Roberto Cataldi
di Roberto Cataldi - Dario Fo è stato molto di più di un artista geniale e controcorrente. È stato anche un uomo che ha saputo vivere e osservare il mondo intorno a sé, senza restare mai in superficie, ma andando a fondo fino a scoprire il senso più profondo delle cose. Guidato non solo dalla sua innata sete di conoscenza, ma anche da un'instancabile sete di giustizia.

Nel corso dei funerali laici sul sagrato del Duomo di Milano, il suo amico di una vita Carlo Petrini ha voluto ricordare un episodio particolare della vita di Fo. Siamo nel 2012, quando Fo tenne uno spettacolo improvvisato di fronte a 7.000 spettatori. Un pubblico composto prevalentemente da contadini e piccoli produttori agricoli. In quella circostanza Fo rappresentò uno dei passaggi più noti del suo Mistero Buffo: la fame dello Zanni. Lo Zanni per Fo rappresentava l'archetipo del contadino del '500 - umile, povero, affamato. La sua capacità comunicativa, la sua capacità di esprimere emozioni e stati d'animo avvicinò e coinvolse i 7.000 che non erano lì per assistere a uno spettacolo di Fo, ma erano lì soprattutto in veste di produttori agricoli. La rappresentazione di Fo e il suo grammelot colpirono e coinvolsero anche loro, quei tanti Zanni moderni provenienti da tutto il mondo.

L'episodio ricordato da Petrini è solo uno dei tanti che hanno messo in luce la grandezza di Dario Fo che è riuscito a stare sempre al fianco degli ultimi della Terra e di chi ha subito ingiustizie e soprusi.
Anche il libro che ha scritto insieme a Florina Cazacu ne è un esempio. Un uomo bruciato vivo racconta la storia del padre di Florina, operaio rumeno ucciso dalla follia cieca del suo datore di lavoro. Ma Fo ha avuto modo di denunciare le falle del sistema giudiziario anche in altre circostanze, come nel caso del processo Sofri di cui mise in luce le gravi lacune del sistema giustizia che avevano condotto a una condanna sulle sole basi di dichiarazioni, spesso contraddittorie, del pentito Marino. Dario Fo ci costruì un intero spettacolo e seppe fare in quel modo una sua personale "arringa" assumendo le vesti "virtuali" di un grande difensore.

E durante la sua vita Fo è stato a suo modo "Avvocato" anche quando ha combattuto per difendere i più deboli contro le ingiustizie e le prevaricazioni. E le sue battaglie hanno pervaso così tanto la sua arte che anche l'Accademia svedese lo ha sottolineato nella motivazione con la quale gli ha assegnato il Nobel per la letteratura.
Per l'Accademia Fo ha meritato il più alto riconoscimento mondiale per la sua capacità di dileggiare il potere restituendo la dignità agli oppressi. E non è forse un modo di fare giustizia anche questo?
Ma vorrei ricordare Dario Fo anche per la sua costante ricerca di restituire dignità a chi ne è stato ingiustamente privato. Anche lui a suo modo è stata un'incarnazione vivente del protagonista della fiaba di Andersen "I vestiti nuovi dell'imperatore". Con la sua dirompente ironia e la sua straordinaria semplicità è stato in grado di rivelare al mondo intero una grande verità: che "Il re è nudo!".

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