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Data: 27/10/2016 17:00:00 - Autore: Lucia Izzo di Lucia Izzo - Troppi farmaci prescritti in maniera irregolare fanno scattare a carico del medico una condanna a 15mila euro per risarcire la A.S.L., in quanto in soli tre anni la spesa farmaceutica a causa del comportamento del dottore è lievitata di oltre 200mila euro. Lo ha stabilito la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Liguria, con la sentenza n. 98/2016 (qui sotto allegata). L'A.S.L. di Imperia aveva inviato alla Procura documentazione contabile acquisita nel corso di controlli e concernenti anomalie nelle prescrizioni di farmaci effettuate negli anni 2008/2012 da un medico di medicina generale in convenzione con il S.S.N. Tra le accuse figura l'elevato numero di ricette pro-capite effettuate, posto che, come rilevato dall'A.S.L., la maggiore spesa derivante dalle prescrizioni ritenute irregolari veniva quantificata, nel triennio 2010/2012, in € 241.567,00 e al netto di sconti e ticket in € 207.481,00. Da qui il lamentato danno erariale derivante da comportamenti prescrittivi ritenuti illegittimi dal dottore, in violazione degli obblighi cui lo stesso era vincolato quale medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. Per la Corte il ricorso è da accogliere in quanto, si rammenta, nell'attività di prescrizione di farmaci da parte del medico convenzionato vengono in gioco, come più volte messo in rilievo anche dalla Corte costituzionale, due interessi costituzionalmente protetti: da un lato la tutela della salute degli assistiti e dall'altro il contenimento della spesa farmaceutica entro i limiti delle risorse finanziarie disponibili. Stabilito il limite delle risorse disponibili, particolare rilievo assume l'attività di prescrizione di farmaci da parte degli operatori sanitari convenzionati con il S.S.N., atteso che la ricetta ha anche la funzione di autorizzare l'assunzione di un onere finanziario a carico dell'amministrazione sanitaria, ponendo un problema di compatibilità con i limiti di bilancio. La prescrizione di farmaci impegna, quindi, non solo la diretta responsabilità professionale ed etica del medico che, acquisiti tutti gli elementi necessari per una esauriente valutazione clinica del caso, deve prescrivere il farmaco più adatto alla cura della malattia diagnosticata, secondo i principi di appropriatezza e di efficacia dell'intervento, ma anche la responsabilità dell'operatore pubblico che deve assicurare l'economicità del sistema e la riduzione degli sprechi, evitando un consumo farmacologico inadeguato, incongruo o sproporzionato La Corte, analizzando i vari tipi di farmaci iperprescritti dal medico (in cui figurano, tra l'altro, antimicotici, antivirali, antiemicranici, cortisonici, antibatterici, antinfiammatori, antireumatici, ecc.) condanna il medico al risarcimento del danno a favore dell'A.S.L. n. 1 "Imperiese" nella misura di euro 15.640,00, oltre alla rivalutazione monetaria da calcolarsi, nonchè al pagamento delle spese di giudizio.
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