Data: 12/11/2016 18:00:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Passione per il buon cibo e condivisione di pranzi e cene con sconosciuti a casa propria e a pagamento. Una pratica di sharing economy da anni già diffusa negli altri paesi. Adesso l'home restaurant o "social eating" sta diventando una moda abbracciata anche dagli italiani. 

Le regioni in cui il fenomeno è più diffuso sono la Lombardia (16,9%) il Lazio (13,3%) e il Piemonte (11,8%). Secondo Confesercenti, nel 2014, gli home restaurant italiani hanno fatturato oltre 7 milioni di euro. In attività ci sono 7mila cuochi che hanno organizzato oltre 37mila eventi, con la partecipazione di circa 300mila persone. Gli incassi medi per serata si aggirano intorno ai 194 euro. A questo punto si è pensato che fosse necessaria una normativa ad hoc. Il disegno di legge (qui sotto allegato) che interviene sull'argomento cercando di regolamentare il settore - con disposizioni contro l'evasione fiscale, i pagamenti elettronici, la registrazione obbligatoria alle piattaforme online, un ricavo massimo fissato a 5000 euro e un massimo di 500 coperti l'anno - ha appena concluso il suo iter presso la commissione Attività Produttive della Camera ed è pronto per approdare in aula. 

Ecco i punti chiave del ddl: 

La definizione di home restaurant

Nel testo di legge l'home restaurant è definita come: "l'attività finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all'interno delle unità immobiliari ad uso abitativo di residenza o domicilio, proprie o di un soggetto terzo, per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti, anche a titolo gratuito e dove i pasti sono preparati all'interno delle strutture medesime".

Attività e pagamenti

La caratteristica dell'home restaurant è che si considera attività saltuaria dunque non può superare il limite di 500 coperti l'anno e non si potranno avere proventi superiori a 5mila euro annui. I pagamenti andranno fatti con carte di credito o bancomat, passando dalla piattaforma che gestisce le prenotazioni. Non è richiesta l'iscrizione al registro degli esercenti il commercio. L'attività di home restaurant non può sommarsi a AirBnb, non può dunque "essere esercitata nelle unità immobiliari a uso abitativo in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale". 

E chi non presenta la Scia (segnalazione certificata di inizio attività) sarà soggetto a multe comprese tra 2.500 a 15mila euro.

Gli home restaurant sono obbligati a registrarsi ai portali di social eating, che dovranno fare da supervisori, perché il provvedimento non appesantisca con cavilli burocratici un'attività nata per condividere il piacere della buona tavola. Le attività di home restaurant devono essere inserite nella piattaforma almeno 30 minuti prima del loro svolgimento e l'eventuale cancellazione del servizio prima della sua fruizione deve rimanere tracciata.

I controlli

Nessuna parte del ddl, tuttavia, fa cenno alle norme igieniche-sanitarie. Nel testo, in verità, c'è qualche eccesso di libertà poichè ai ristoratori fai-da-te non sarà imposto nessun controllo sanitario, ma solo la dichiarazione di abitabilità. 


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