Data: 26/11/2016 14:30:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli – Anche le chiacchiere al bar con gli amici possono divenire reato, specie se hanno ad oggetto particolari della propria vita intima.

Tanto, infatti, è accaduto a un uomo che è stato condannato per diffamazione dopo essersi lasciato andare a confidenze un po' troppo intime relative alla sua vita sessuale e che, con la sentenza numero 50058/2016 depositata dalla Corte di cassazione il 24 novembre (qui sotto allegata), ha visto definitivamente sfumare le possibilità di concludere con esito positivo il procedimento penale nel quale è stato trascinato dall'ex compagna, protagonista delle piccanti confessioni.

L'uomo, in sede di legittimità, aveva tentato l'ultima carta a sua disposizione provando a dare rilevanza al fatto che l'unico teste che lo avrebbe inchiodato era un teste de relato. Dopo alcune doverose precisazioni circa la motivazione della Corte d'appello, gli Ermellini hanno però ricordato che le dichiarazioni de relato possono essere utilizzate dal giudice quando nessuna delle parti si sia avvalsa del diritto di chiedere che sia chiamato a deporre il teste di riferimento.

Il reato, quindi, resta: la chiacchierata goliardica al bar equivale all'aver offeso l'onore e il decoro della partner, comunicando con più persone con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso. Detto in altri termini: si tratta senza più possibilità di contestazione di diffamazione.


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