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Data: 28/11/2016 06:00:00 - Autore: Lucia Izzo di Lucia Izzo - Il decreto fiscale è legge a seguito del voto positivo del Senato giunto alcuni giorni fa sul testo già approvato dalla Camera. Tra le misure divenute definitive emerge, in particolare, la possibilità della sanatoria delle cartelle nonché dell'addio ad Equitalia (leggi: "Il decreto fiscale è legge: sì del Senato"). In particolare, l'operazione rottamazione definitiva riguarderà tutti i carichi affidati agli agenti della riscossione, relativi al periodo 2000-2016, potendo riguardare anche il singolo carico (iscritto a ruolo o affidato). Saranno comprese anche le violazioni del codice della Strada, limitate però agli interessi, inclusi quelli per ritardato pagamento. Anche regioni, comuni e province potranno rottamare le cartelle "locali". La cartella, come è ovvio, non sparisce, ma i debitori potranno estinguere il debito senza corrispondere le sanzioni comprese in tali carichi, gli interessi di mora, ovvero le sanzioni e le somme aggiuntive. Gli interessati avranno tempo per proporre domanda fino al 31 marzo 2017 e potranno pagare in maniera dilazionata fino a 5 rate, fermo restando che il 70% delle somme complessivamente dovute dovrà essere versato nell'anno 2017, mentre il restante 30% entro il 2018. Ma, non sempre è oro tutto quello che luccica. Dalle associazioni dei consumatori, infatti, viene consigliato di attendere e di fare controlli accurati. "Controllate cartella per cartella" dichiara infatti, a Vanity Fair, l'avv. Angelo Pisani, presidente e fondatore del Movimento NOI Consumatori Anti-Equitalia. "Fondamentalmente per gli ultimi 5 anni – spiega il legale – perché questo è il tempo di prescrizione per sanzioni e interessi". Anche i tempi di pagamento, proseguono dall'associazione, sono molto stretti: "Chi non è in grado di pagare una cartella da 20mila euro perché non guadagna a sufficienza non riesce a darne comunque il 70% in un anno e mezzo anche se si tolgono 2000 euro di interessi" dichiara Pisani. Avrebbe avuto maggior senso, spiega l'avvocato, dal punto di vista dei consumatori, mantenere la dilazione in rate, 60 o 72, senza le sanzioni. Infatti, se non si riesce a pagare, tornano sanzioni e interessi delle vecchie cartelle e non conviene nemmeno accedere alla rottamazione, ma mantenere la vecchia rateizzazione. Una manovra che, in sostanza, sentenzia il presidente "conviene a chi ha i soldi per pagare". Il consiglio, quindi, se si decide di aderire alla definizione agevolata, è quello di vagliare cartella per cartella, controllando per quali convenga l'operazione, quali invece siano prescritte, quante non sia state notificate e, soprattutto, se si è in grado di aderire ai tempi di pagamento. Ma non solo. Secondo l'avvocato, la manovra introdurrebbe anche un vulnus al diritto di difesa: la normativa precisa, infatti, che il debitore debba manifestare all'agente della riscossione la sua volontà di avvalersi della rottamazione rendendo apposita dichiarazione, con le modalità e in conformità alla modulistica predisposta dallo stesso agente della riscossione; in tale dichiarazione il debitore deve indicare, tra l'altro, la pendenza di giudizi aventi ad oggetto i carichi cui si riferisce la dichiarazione, e assumere l'impegno a rinunciare agli stessi. "Non ci si può difendere e poi pagare se si risulta in torto. Per avere lo sconto si rinuncia alla difesa. I più faranno una compensazione fra quanto costa un processo e quanto pagare e decideranno cosa è meno peggio". Insomma, conclude Pisani, "il giusto rapporto fisco contribuenti non c'è".
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