Data: 03/01/2017 15:00:00 - Autore: Margherita Marzario

Abstract: L'Autrice indica come "dovere giuridico educativo" l'aiuto ai bambini a diventare adulti nella consapevolezza di quanto � dura ma ricca di possibilit�, un'esistenza vissuta con la capacit� di rialzarsi.

Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro spiega: "La parola �resilienza� fa parte di quel gruppo di termini che indicano da secoli, talvolta da millenni, fenomeni ben noti sotto altro nome o in contesti diversi da quelli delle scienze umane, ma che, per essere relativamente nuovi, finiscono col richiamare l'attenzione perfino dell'opinione pubblica, arrivando a diffondere la convinzione che una parola �nuova� indichi un fenomeno nuovo. In realt�, non si tratta di una novit�, ma di una qualit� umana alla quale si faceva riferimento, tra gli altri sinonimi, con l'espressione �forza d'animo�. Se volete mostrarvi al passo con i tempi, usate pure �resilienza�, l'importante � sapere di cosa stiamo parlando. Il termine �resilienza� � ben noto in campo metallurgico per indicare la capacit� di resistenza di un metallo alle forze che a esso vengono applicate. Se la resilienza manca o � scarsa, il metallo � fragile. Si capisce cos� la fortuna di questa parola, se � applicata agli esseri umani. Pietro Trabucchi ne d� questa definizione: �La resilienza psicologica � la capacit� di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficolt� e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino. Il verbo "persistere" indica l'idea di una motivazione che rimane salda�. Abbiamo trovato un altro sinonimo: �persistenza�1.

In questo rapporto mutualistico tra linguistica, metallurgia e psicologia � interessante passare anche dalla psicologia al diritto per vedere quali siano i possibili riferimenti giuridici per la tanto richiamata resilienza.

Quello che scrive il geografo Franco Michieli, riferendosi all'esplorazione o alle scalate di montagne, si addice anche all'esplorazione e alla scalata della vita: "Vivere ore, ma anche minuti di dubbi, eppure andare avanti, � un'esperienza ponte che ci mette nei panni degli esseri viventi di ogni tempo e luogo. Se la leggiamo in positivo, aiuta a sentirci pi� vicini all'infinit� di vite che per i pi� svariati motivi si trovano disperse. La bellezza di un luogo sta nell'infinit� di storie che, l� dentro, potrebbero avvenire e coinvolgerci. In fondo, l'evoluzione della vita si fonda sulle deviazioni: la natura stessa usa l'errore per generare la meravigliosa variet� dei viventi e la biodiversit�. Oggi la vocazione di perdersi invita a superare quel tenersi ai margini per sentirsi al sicuro. Le scoperte a cui ci portano l'esperienza, la fatica fisica, il contatto con i piccoli fatti della vita, l'incertezza su dove porti un sentiero, sono forse pi� preziose del sentimento sublime elaborato al chiuso del pensiero. L'immersione nel corso della vita ci porta a sentirci pi� piccoli, anche nell'animo, e non pi� grandi. E forse questa forma di umilt� a cui conducono i cammini non pianificati, in cui avvengono tante cose che non dipendono dall'uomo, rivela qualcosa di pi� autentico sul sacro". Per affrontare la variet� e le difficolt� della vita (che ne fanno la bellezza) � sempre pi� necessario educarsi e educare alla resilienza.

Educare figli e bambini alla resilienza nella quotidianit�: facendo toccare tutte le superfici, facendoli uscire anche quando fa freddo o piove. Tutto serve, tutto si conserva e torna quando necessario. Come si ricava dalle parole dello scrittore Aldo Nove: "La vita dura poco. � dura, estremamente dura, sempre. Lo impari da subito, quando le tue mani insicure toccano il legno per la prima volta e sentono che non � accogliente come il corpo di tua madre, ma � duro, e lo senti quando il freddo riempie le case"2. E anche dalle parole dello psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro: "Fallimenti, sofferenze, insuccessi. La vita � una sfida continua e dobbiamo allenarci, fin dall'infanzia, ad affrontare le difficolt� il nostro effettivo potenziale". Una potenzialit� da educare e cui educare sin dalla nascita � la resilienza, la capacit� di alzarsi dopo le cadute, di risalire dal fondo, di superare gli ostacoli (e non di aggirarli). Educare � far s� che le potenzialit� diventino capacit� o, meglio, competenze (e di certo la resilienza rientra tra le otto competenze chiave per l'apprendimento permanente richieste a livello europeo dal 2006), come previsto nell'art. 29, par. 1, lettera a Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia: "[�] promuovere lo sviluppo della personalit� del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l'arco delle potenzialit�".

Gi� nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si legge che: "[�] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella societ�, ed allevarlo nello spirito degli ideali". Come spiega Fulvio Scaparro: "Occorre che chi ci accoglie in questo mondo ci insegni � meglio se lo fa con l'esempio � che il coraggioso ha paura come il vile. La differenza sta nel fatto che il coraggioso tenta di dominare la propria paura, e il vile ne � dominato. Di fronte alle difficolt� non dobbiamo dimenticare i nostri limiti. Dobbiamo essere abbastanza umili da non esporci a situazioni che non possono essere affrontate con i nostri mezzi limitati, confondendo il coraggio con la temerariet�. Il resiliente non � incosciente, ma scava dentro se stesso per trovare un modo realistico di superare gli ostacoli. Resilienza � sia fare i conti con la propria impotenza sia vincere la paura del domani".

La resilienza viene insegnata dalla vita stessa sin dalla nascita e dal modo di nascere, infatti il primo vagito, il primo impatto con l'aria, simboleggia la prima fatica e la prima frustrazione da sostenere. "Il mondo alla rovescia � quello che ci siamo trovati davanti alla nascita, e il nostro sforzo dovrebbe essere quello non di ri-rovesciarlo, ma di rimetterlo in paro" (il saggista Goffredo Fofi). Quando si cade si va a testa in gi� e si vede il mondo in modo diverso: essere resilienti � rinascere dopo una caduta dandosi una spinta per riuscirci. E questo deve essere compreso dai genitori che devono educare alla resilienza per il bene dei figli e di tutti. L'accettazione sana del limite che inerisce alla vita umana consente di riconoscere che c'� altro da s� e, quindi, di ricomprendere l'idea della libert�. Il bambino va educato al limite, a riconoscere e accettare i propri limiti: anche questa � educazione alla resilienza. Come nella fiaba di Hansel e Gretel e in tante altre fiabe didascaliche. "La deponenza - precisa il sociologo Mauro Magatti - � il riconoscimento che, oltre la nostra azione, c'� qualcos'altro che non � un limite in senso negativo [�], ma un limite sano che ci consente di stare al mondo"3.

"Come ci insegna la psicologia dell'et� evolutiva, tutto lascia pensare che non siamo nati per soffrire e semplicemente sopravvivere, ma per vivere e sfuggire, per quanto possibile, al dolore. �La vita � l'insieme delle funzioni che resistono alla morte� (Bichat Xavier [fisiologo francese]). Ma il dolore c'�, gli ostacoli, i fallimenti, le frustrazioni ci sono. Non possiamo evitarli. Talvolta sono di tale portata che non possiamo che soccombere senza che qualcuno ci aiuti. � per questo che l'educazione alla resilienza deve iniziare fin dalla pi� tenera et�. L'individuo resiliente non si arrende facilmente anche di fronte alle prove pi� dure; quello fragile (� il termine opposto a �resiliente�) alza subito bandiera bianca" (F. Scaparro). Educare alla resilienza � educare all'autonomia, quell'autonomia di cui si parla espressamente solo nell'art. 23 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia in cui sono disciplinati i diritti dei bambini con disabilit�. Questo deve indurre i genitori a riflettere che, se un bambino deve saper affrontare una forma di disabilit�, ancor di pi� deve saper reagire di fronte ad ostacoli, fallimenti o altre esperienze negative.

Fulvio Scaparro aggiunge: "Troppo frequenti sono i casi di fragilit� che osserviamo nei ragazzi e nelle ragazze. Di fronte alle inevitabili difficolt� che la vita presenta loro, non � rara la tendenza ad arrendersi, a piangersi addosso o a scaricare sugli altri le responsabilit� personali. Chi ha la fortuna di essere stato educato alla resilienza, tende a rialzarsi dopo una caduta, a riprendere il cammino e a non perdere di vista la meta. A me sembra un aspetto di grande importanza nella formazione del carattere, ma ho qualche perplessit� su molti esempi di adulti che predicano bene e razzolano male, perch� so bene quanto i nostri figli siano sensibili alla coerenza tra il dire e il fare". "I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilit� di assicurare [�] le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo" (art. 27 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Sviluppo � il contrario di avviluppamento e di questo sono "responsabilissimi" i genitori.

Per lo sviluppo, che sia tale, di un figlio occorre anche il codice paterno perch� cos� lo richiede la vita. Quel codice paterno che � necessario pure per l'educazione alla resilienza, come esplicato dallo psicologo e psicoterapeuta Osvaldo Poli: "La ferita inferta dal padre riguarda esattamente questo: costringe il figlio a smettere di pensare la vita in termini infantili, quasi fosse un paradiso terrestre dove tutto � facile, senza fatica, dove nulla � richiesto per poter vivere e per avere un buon rapporto con gli altri. Anche i figli infatti debbono amare i genitori, accettando le condizioni che rendono possibile un rapporto ispirato a tale sentimento. Il padre chiede al figlio di "sacrificare" il modo infantile di affrontare la vita, rinunciando alle condizioni favorevoli o poco impegnative garantite sin a quel momento dalla famiglia e dalla mamma in particolare. Egli intende dire al figlio: renditi conto che la vita non d� tutto senza chiedere niente, non tutto il mondo "gira intorno a te" al solo scopo di renderti felice, e non puoi pensare che gli aspetti difficili e impegnativi semplicemente "non esistano", o che qualcun altro si debba sentire incaricato di rimuoverli"4.

Mai causare dolore ai bambini, ma abituarli al dolore, educarli al dolore, perch� la vita � anche dolore (che, spesso, � l'altra faccia dell'amore): educarli alla resilienza � uno dei doveri educativi, � una delle esigenze della vita. "Chi provoca il pianto dei bambini non sar� perdonato. Ogni bimbo che nasce � una morte nuova sotto il cielo, � una strada possibile che il male pu� percorrere. [...] Ma il pianto di un bambino � un assoluto" (la scrittrice Mariapia Veladiano)5.

1 F. Scaparro in "Resistere con ponderazione" su Messaggero di sant'Antonio, settembre 2016, pp. 84-85

2 A. Nove in "Tutta la luce del mondo", ed. Bompiani, 2014

3 M. Magatti in "Prepotenza, impotenza, deponenza. � possibile un'altra narrazione del nostro futuro?", ed. Marcianum Press, Venezia, 2015, p. 48

4 O. Poli in "Cuore di pap�. Il modo maschile di educare", San Paolo Edizioni, 2011

5 M. Veladiano in "Il tempo � un Dio breve", Einaudi Editore, 2012


Tutte le notizie