Data: 11/02/2017 19:10:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Contrasto dell'immigrazione illegale e accelerazione delle procedure amministrative e giurisdizionali in materia di protezione internazionale, per l'introduzione di misure volte ad accelerare le operazioni di identificazione dei cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea. Questi i punti di forza del decreto legge sull'immigrazione approvato ieri dal Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri dell'interno Marco Minniti e della giustizia Andrea Orlando che vuole trasformare l'immigrazione da fenomeno irregolare gestito da organizzazioni criminali a fenomeno regolare che prevede arrivi in un modo sicuro e in misura controllata nel nostro Paese.

Le disposizioni urgenti riguardano la riduzione dei tempi di esame per le domande di asilo, possibilità per i richiedenti di svolgere lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari, la creazione di nuovi centri permanenti per il rimpatrio, 19 milioni di euro per garantire l'esecuzione delle espulsioni.

Così il Paese può attrezzarsi a nuove sfide, ha spiegato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni poichè «L'obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nei nostro paesi e in misura controllata». Dal canto suo, il ministro Minniti ha parlato di un «nuovo modello di accoglienza» e ha promesso che al posti dei vecchi Cie saranno creati nuovi Centri permanenti per il rimpatrio.

Diritto d'asilo

Si punta ad abbattere le lungaggini per il riconoscimento del diritto d'asilo. Sembrano un lasso di tempo infinito gli attuali due anni che in media occorrono. Per questo è prevista l'assunzione straordinaria di 250 specialisti (10,2 milioni di euro l'anno la spesa prevista) per rafforzare le commissioni di esame, la creazione di sezioni specializzate nell'asilo in 14 tribunali ordinari (Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia), il taglio dell'appello per i ricorsi contro il diniego dello status di rifugiato, che diventa ricorribile solo in Cassazione. L'obiettivo è rendere più snello il procedimento di richiesta dell'asilo senza indebolire le garanzie.

Le prefetture, d'intesa con i Comuni, potranno promuovere ogni iniziativa utile a favorire l'impiego dei richiedenti protezione internazionale, su base volontaria e gratuita, nello svolgimento di attività con finalità di carattere sociale in favore delle collettività locali, al fine di favorirne l'integrazione nel tessuto sociale della località in cui sono ospitati. I Comuni potranno predisporre a questo scopo progetti da finanziare con risorse europee destinate al settore dell'immigrazione e dell'asilo.

Centri permanenti

I nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, che sostituiranno i vecchi Cie, saranno uno per Regione, per complessivi 1.600 posti. Nei centri di identificazione ed esplulsione spesso c'era violazione dei diritti. Per evitare problemi è stabilito che ci siano poteri d'inchiesta da parte del garante dei diritti dei detenuti. Il decreto introduce inoltre «disposizioni finalizzate a garantire l'effettività dei provvedimenti di espulsione». Nella bozza del provvedimento si stanziano a favore del ministero dell'Interno 19,1 milioni di euro nel 2017 per «garantire l'esecuzione delle procedure di espulsione, respingimento o allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio dello Stato. Verrà inoltra introdotto un "daspo" per garantire la sicurezza urbana. Dunque di fronte a reiterate violazioni di alcune regole sul controllo del territorio le autorità possono proporre il divieto di frequentare il territorio in cui sono state violate le regole. Sempre nel testo è previsto il rilevamento delle impronte non solo per chi arriva via mare, ma anche per gli irregolari rintracciati sul territorio. Chi rifiuta può essere trattenuto in un centro per un periodo di 30 giorni massimo. Il testo non definitivo, infine, prevede la possibilità «in casi eccezionali» di affondare i barconi usati per il trasporto dei migranti da parte dei comandanti delle navi che operano per il soccorso.


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