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Data: 27/03/2017 16:00:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax - Maggior tutela per gli animali sequestrati in quanto esseri senzienti e non oggetti. Nei giorni scorsi, Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, ha presentato un progetto di legge che si propone di inserire un nuovo comma all'art. 260 del codice di procedura penale. "L'applicazione agli animali delle norme sui sequestri mostra con tutta evidenza l'inadeguatezza della tradizionale distinzione tra persone e cose, che appare sempre più anacronistica – riferisce l'ex ministro – il trattato di Lisbona definisce gli animali "esseri senzienti", la Cassazione riconosce loro la capacità di soffrire e di provare dolore". Occorrerebbe prenderne atto "anche nella Carta costituzionale - ribadisce, come già proposto in altro disegno di legge - ma nel frattempo possiamo dare un segnale e risolvere un problema pratico che riguarda molte famiglie affidatarie". Partendo dall'assunto che "gli animali non sono oggetti - e - non possono essere sequestrati da presunti aguzzini, affidati e poi strappati alle loro famiglie a seconda dell'esito dei procedimenti penali". Bisogna tutelare il loro benessere e riconoscere i loro diritti, prosegue la Brambilla: "ogni sequestro deve essere immediatamente trasformato in "affido definitivo" – così - proprio perché gli animali non sono cose al momento del sequestro, di solito preventivo, sorge il problema della loro custodia, anche perché il provvedimento può durare a lungo, come il procedimento penale cui si riferisce". La legge già oggi dispone "che gli animali sequestrati o confiscati siano affidati ad associazioni o enti, riconosciuti per decreto, che ne facciano richiesta. Ma vivere in un canile, anche il meglio organizzato del mondo, non sarà mai come conoscere il calore di una casa e l'affetto di una famiglia, di gran lunga la situazione più consona ad un animale domestico". Da qui la diffusione della pratica degli affidi, nel corso del procedimento, a privati, che però corrono il rischio, dopo anni di cure, di dover restituire gli animali se l'imputato è prosciolto o assolto o il sequestro è annullato. La proposta, tesa a risolvere il problema, è quella di prevedere che "l'autorità giudiziaria ordini l'affido definitivo degli animali sequestrati con alienazione allo Stato, agli enti o associazioni autorizzati o ai loro subaffidatari". Toccherà al giudice stabilire le modalità dell'affido. Potrà per esempio, com'è già avvenuto in alcuni casi-pilota, chiedere agli affidatari un "deposito giudiziario" per ogni animale affidato, con il quale indennizzare il precedente proprietario nel caso le ragioni del sequestro vengano a cadere. Così "l'interesse dell'animale, che ha ormai trovato una nuova famiglia - prevarrà - su ogni altro, anche quello del precedente proprietario che dovrà accontentarsi di una somma di denaro". Non solo: c'è un ulteriore effetto deterrente. Si "evitano contenziosi alla fine del sequestro - conclude la Brambilla - "e si liberano posti nei canili, dov'è molto difficile far adottare animali sotto sequestro proprio per il rischio-restituzione".
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