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Data: 28/03/2017 22:30:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi - Vietato sorpassare il ciclista a meno di un metro e mezzo di distanza. È questa la novità introdotta dal ddl 2658 (qui sotto allegato), già ribattezzato "salvaciclisti" approdato in Senato nei giorni scorsi e ora assegnato all'esame della commissione competente. Il testo, a prima firma Michelino Davico (Gal) ma sottoscritto da oltre 60 senatori di tutto l'arco costituzionale (e col sostegno del ciclismo agonistico italiano), vuole sopperire ad una lacuna esistente nel codice della strada che regolamenta il sorpasso delle due ruote solo in maniera generica, per proteggere i ciclisti "utenti deboli della strada" e rendere meno pericolosa la coesistenza con gli altri utenti della circolazione. Nel nostro sistema, si legge infatti nel testo, le biciclette sono troppo spesso «nemiche» degli automobilisti, che cercano il momento migliore per sorpassarle perché viste molto spesso come un «intralcio» alla circolazione a motore.
I dati allarmantiI dati, infatti, illustrati nella stessa relazione, sono allarmanti. Su 4 milioni di persone che pedalano in Italia (una media del 6% della popolazione, inferiore di due punti rispetto a quella europea) le statistiche mostrano circa 250 ciclisti morti in un anno, oltre 16mila feriti con un indice di mortalità pari ad 1,43 (contro lo 0,67 delle autovetture) e un indice di lesività pari a 94,23 (contro il 65,05 delle autovetture) (dati Istat, 2016). Osservando gli indici di gravità, ossia il rapporto tra numero di morti e numero totale di morti e feriti, si può notare, prosegue la pdl, che "gli incidenti più gravi avvengono nell'ambito extraurbano dove ad influire sul maggiore rischio di decesso per i ciclisti è proprio la velocità dei veicoli motorizzati". Tutto ciò impone, dunque, un intervento normativo, per porre rimedio alla situazione, partendo da una maggiore tutela dell'utente debole della strada e, in primis, da una delle fasi più pericolose per i ciclisti, ovvero "quella del sorpasso da parte dei veicoli a motore che, spesso, effettuano tale manovra a distanza eccessivamente ravvicinata rispetto alle biciclette".
Cosa dice oggi il codice della stradaAttualmente, il tutto è disciplinato solo dal disposto ex art. 148 del codice della strada che regolamenta il sorpasso in termini generali. Manca, dunque, nell'ordinamento "un'individuazione ben precisa della distanza minima che gli automobilisti che sorpassano i ciclisti devono mantenere, nonostante i pericoli per la sicurezza che derivano dalla manovra". Ciò, diversamente da quanto avviene negli altri Paesi europei, dove, da tempo, vi sono norme apposite che regolamentano dettagliatamente i rapporti tra ciclisti e automobilisti. Da Barcellona a Strasburgo, passando per Copenaghen, infatti, "è facile imbattersi in appositi segnali stradali che raccomandano alle auto di mantenere, in fase di sorpasso, una distanza di almeno un metro e mezzo dalle biciclette che viaggiano ai lati della carreggiata". In Francia, ad esempio, nel Code de la Route è prevista una distanza di sicurezza di almeno 1 metro nei centri abitati e di 1,5 metri nelle strade extraurbane. Idem in Spagna. E le violazioni sono punite con sanzioni pecuniarie salate e la decurtazione di punti dalla patente. Da qui, la necessità di allineamento con gli standard europei, in tema di sicurezza stradale.
Il nuovo divieto di sorpasso e le multeIl disegno di legge propone, dunque, nello specifico, l'introduzione all'art. 148 del codice della strada (d.lgs. n. 285/1992) di un nuovo comma 3-bis che vieta "il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo". Il comma 2 dell'unico articolo del ddl, inoltre, prevede che al mancato rispetto della distanza minima inserita, si applichino le medesime sanzioni dei commi precedenti (da 9 a 13) e dunque la multa da euro 163 a euro 651. Inoltre, alle violazioni consegue anche la sanzione amministrativa accessoria della patente di guida da uno a tre mesi (che sale fino a 6 mesi se alla guida è un neopatentato).
Legge entro l'annoIl ddl, già assegnato alla commissione lavori pubblici del Senato, mira ad essere rapidamente incardinato e licenziato da palazzo Madama prima dell'estate per poi traghettare alla Camera. Data l'adesione bipartisan sottolinea lo stesso primo firmatario, l'obiettivo è quello di farlo diventare legge entro l'anno.
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