Data: 20/05/2017 09:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli � Per poter essere risarcito da un avvocato che ha svolto in maniera poco diligente il mandato conferitogli, il cliente non pu� limitarsi a dimostrare tale circostanza. A tal fine, infatti, egli deve anche provare che dallo scorretto adempimento dell'attivit� professionale gli � derivato un danno.

La giurisprudenza, sul punto, � ormai consolidata e un tale orientamento � stato ribadito anche nei giorni scorsi dalla sentenza numero 12038/2017, depositata dalla Corte di cassazione il 16 maggio e qui sotto allegata.

La prova

Sostanzialmente, il cliente che intende ottenere ristoro rispetto al comportamento tenuto da un avvocato ha un triplice onere probatorio, in quanto deve:

- dimostrare che l'evento produttivo del pregiudizio lamentato sia riconducibile alla condotta dell'avvocato;

- dimostrare che vi sia stato effettivamente un danno;

- dimostrare che se l'avvocato avesse tenuto il comportamento dovuto, egli avrebbe conseguito il riconoscimento delle proprie ragioni, alla stregua dei criteri probabilistici.

Se tale onere non � adempiuto, difetta "la prova del necessario nesso eziologico tra la condotta del legale, commissiva od omissiva (anche per violazione del dovere di informazione), ed il risultato derivatone".

La vicenda

Nel caso di specie, a chiedere il risarcimento del danno all'avvocato era una societ�, che, per�, non era riuscita a dimostrare in giudizio n� quali risultati utili avrebbe potuto ottenere se l'avvocato avesse tenuto una condotta diligente, n� le lesioni subite alla propria sfera giuridico-patrimoniale.

Dopo aver ottenuto il rigetto delle proprie pretese sia in primo che in secondo grado, ha ricevuto lo stop anche della Corte di cassazione: il risarcimento del danno non le spetta.



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