Data: 11/06/2017 22:10:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Il crocifisso potr� essere affisso negli edifici pubblici. Si tratta di una espressione di identit� culturale e religiosa. Cos� ha stabilito il Tar della Sardegna � Cagliari, con la recente sentenza n. 383/2017 (qui sotto allegata), respingendo il ricorso presentato dall'Uaar, l'Unione Atei ed Agnostici Razionalisti, chiudendo cos� a favore del comune il "primo round" di una vicenda iniziata nel 2009.

La vicenda

L'ordinanza del comune di Mandas era stata emessa il 23 novembre 2009 e sanciva l'immediata affissione del crocifisso in tutti gli edifici pubblici presenti nel territorio. Il provvedimento del sindaco prevedeva altres� la sanzione amministrativa di 500 euro a carico dei trasgressori, incaricando la polizia locale di vigilare sulla esatta osservanza dell'ordine impartito. Il provvedimento in seguito al ricorso veniva revocato, ma l'Uaar decideva comunque di proseguire la causa insistendo "per la pronuncia sulla fondatezza delle proprie pretese".

La decisione del Tar: il crocifisso � espressione d'identit� culturale e religiosa

Il Tar, dopo aver preso atto della sopravvenuta carenza di interesse, ha dichiarato il ricorso in parte improcedibile, in parte infondato.

Invero, hanno spiegato i giudici amministrativi, "la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo, con sentenza del 18 marzo 2011, ric.30814/06, ha assolto l'Italia dall'accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, affermando che la cultura dei diritti dell'uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civilt� europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale. La Corte ha evidenziato inoltre che, secondo il principio di sussidiariet�, � doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identit� nazionale e quanto al luogo della loro esposizione; in caso contrario, in nome della libert� religiosa si tenderebbe paradossalmente invece a limitare o persino a negare questa libert�, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione".

Il crocifisso, in particolare, "non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di indottrinamento, ma espressione dell'identit� culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana".

Alla luce delle suesposte considerazioni, il ricorso � stato in parte respinto ed in parte dichiarato improcedibile e le spese compensate tra le parti.

La reazione degli atei e agnostici: arriveremo fino alla Cedu

Una sentenza "decisamente brutta". � questa la reazione degli atei e agnostici alla decisione del Tar. In una nota, a firma della responsabile iniziative legali, Adele Orioli, l'Unione annuncia che valuter� il ricorso.

"Il sindaco aveva gi� ritirato il provvedimento ma noi siamo voluti andare avanti per affermare un principio: quello della laicit� delle istituzioni � spiega la Orioli. E prosegue: "non escludiamo di fare appello al Consiglio di Stato e perch� no fino alla stessa Corte Edu a Strasburgo circa la fondatezza o meno dell'interpretazione estensiva attuata dal Tar".

La giustizia amministrativa "ci aveva gi� abituato � rincara la responsabile Uaar � a definizioni singolari, per usare un gentile eufemismo, come quella del crocifisso simbolo di laicit�" ma appellarsi "alla libert� di religione per affermare la legittimit� della presenza obbligatoria di un peculiare simbolo religioso nei pubblici uffici di uno Stato che dovrebbe essere laico, almeno sulla carta � suona � veramente strano".

Il "Tribunale vede un potenziale conflitto tra la 'cultura dei diritti dell'uomo' e i 'fondamenti religiosi della civilt� europea' e ritiene di poterlo risolvere con l'imposizione di una sola confessione a tutti. Per tutti quelli che non sono d'accordo � conclude - l'Uaar non si fermer� qui". 

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