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Data: 10/02/2023 10:00:00 - Autore: Lucia Izzo
Cosa si intende per coperto al ristorante[Torna su] C'è una voce del conto che proprio non va proprio giù a molti, poiché ritenuta antiquata e fuori luogo: si tratta di quella relativa al "coperto" che molti ristoranti e locali applicano sulla consumazione. La spesa si riferisce all'apparecchiatura della tavola e agli oggetti predisposti per il singolo commensale quali, ad esempio, posate, stoviglie, bicchieri, tovaglia, tovagliolo e altro. Un'usanza nata nel Medioevo quando molti avventori approfittavano delle locande, in particolare nelle giornate fredde, per sedersi a consumare il proprio cibo e non quello dell'osteria; da qui la prassi di far pagare il servizio per il posto al "coperto" e per l'uso di posate e piatto. Quanto si paga di coperto[Torna su] Negli anni, l'uso di far pagare il coperto ha subito un'evoluzione e oggi rappresenta un costo diverso rispetto a quello relativo al servizio, altra voce (di norma variabile dal 15% al 20% del totale) che origina dalla prassi, quando non esistevano contratti di lavoro, di pagare il personale a percentuale in base alle ordinazioni dei clienti. È legale far pagare il coperto?[Torna su] In molti hanno dibattuto sulla legittimità o meno della pratica di far pagare il coperto, prassi assente in molti altri paesi, anche europei, e difficilmente comprensibile dai turisti in visita nelle nostre città. Anzi c'è stata nel 2017 anche l'ipotesi dell'emissione di un decreto "contro-coperto" poi finita nel nulla. In realtà, il coperto non è normativizzato in Italia, e quindi non è neanche esplicitamente vietato. Pertanto, si ritiene che il ristoratore sia libero di stabilire i prezzi della propria attività, poiché il coperto include anche una serie di servizi non quantificati nel conto, ad esempio la professionalità del personale, la qualità del servizio stesso, la pulizia, le peculiarità del locale e così via. La voce relativa al costo del coperto, tuttavia, deve essere specificamente indicata nel listino prezzi. La legge italiana (art. 180 TULPS, regio decreto n. 635/1940) impone ai pubblici esercenti di esporre nel locale dell'esercizio, in luogo ben visibile al pubblico, la licenza, l'autorizzazione e la tariffa dei prezzi. Iniziative per l'abolizione del coperto[Torna su] La questione relativa al coperto ha interessato molte realtà locali, in particolare regionali e comunali, che hanno ritenuto doversi dotare di un'apposita disciplina in materia. A Roma, un'ordinanza del sindaco datata 1995 vietava di imporre la voce relativa al coperto, mentre consentiva quelle relative al "pane" e al "servizio". Nella Regione Lazio è poi intervenuta la legge regionale n. 21 del 29 novembre 2006, che all'articolo 16, comma 3 ha precisato che: "Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella o il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima dell'ordinazione e deve indicare l'eventuale componente del servizio con modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. È inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto". Sulla scia del Lazio, anche in altre regioni è stata avanzata la proposta di abolire il coperto, portata avanti da alcune associazioni e gruppi di esercenti commerciali aderenti all'iniziativa. Ciononostante, come dimostra proprio la realtà laziale, nonostante il provvedimento sono ancora molti i ristoratori che non rispettano le regole, oppure che inseriscono nel conto voci equivoche. Sarebbe, dunque, auspicabile una normativa nazionale che rendesse esplicito il divieto di far pagare il coperto, prevedendo sanzioni a carico dei ristoratori irrispettosi; fino ad allora e salvo normative locali sul punto, nulla si potrà obiettare circa la presenza del coperto nel menù, eccetto il caso in siano presenti eventuali illeciti che andranno segnalati alle competenti autorità. |
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