Data: 06/07/2017 16:00:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Dal 2019 si andr� in pensione a 67 anni e, nel 2050, si arriver� quasi a 70. Questo lo scenario tracciato dal presidente dell'Istat, Giorgio Alleva nel corso di un'audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera, riguardo all'esame delle proposte di legge recanti modifiche all'articolo 38 della Costituzione per assicurare l'equit� nei trattamenti previdenziali e assistenziali. Il braccio di ferro dei sindacati col Governo continua per evitare l'adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita, come stabilito dalla riforma del 2011, tuttavia, a meno di un cambiamento legislativo, i numeri sono quelli che gli statistici hanno indicato da anni. Lo scatto a 67 anni dovrebbe essere deciso con un decreto interministeriale (che coinvolger� Lavoro, Economia) da emanarsi entro il 2017. 

Accesso al sistema pensionistico sempre pi� tardi

Una conferma ad una possibilit� gi� nell'aria. �Dai 66 anni e 7 mesi in vigore per tutte le categorie di lavoratori � chiarisce Alleva - dal 2018 si passerebbe a 67 anni a partire dal 2019 quindi a 67 anni e 3 mesi dal 2021. Per i successivi aggiornamenti, a partire da quello del 2023, si prevede un incremento di due mesi ogni volta, con la conseguenza che l'et� pensionabile salirebbe a 68 anni e 1 mese dal 2031, a 68 anni e 11 mesi dal 2041 e a 69 anni e 9 mesi dal 2051�. Per fare un esempio, chi oggi ha 35 anni potr� andare in pensione a 70 anni, sempre che abbia un monte contributivo sufficiente, ipotesi peregrina considerando la qualit� dei contratti precari all'ordine del giorno. Alleva evidenzia che i contratti atipici sono i �pi� diffusi tra i giovani di 15-34 anni, tra i quali circa un occupato su quattro svolge un lavoro a termine o una collaborazione�.

Giovani, donne e precariet� del lavoro

La situazione peggiora se si guarda alle lavoratrici: in questo caso solo una su tre ha un contratto precario. Per Alleva �questa forma di lavoro riguarda tuttavia anche gli adulti e i soggetti con responsabilit� familiari. L'occupazione atipica al primo lavoro � diffusa anche per titoli di studio secondari superiori o universitari e cresce all'aumentare del titolo di studio, essendo pari al 21,2% per chi ha concluso la scuola dell'obbligo e al 35,4% per chi ha conseguito un titolo di studio universitario. Nel 2016 un terzo degli atipici ha tra 35 e 49 anni, con un'incidenza sul totale degli occupati dell'8,9%; tra le donne il 41,5% delle occupate con lavoro atipico � madre�. Aumentano dal 1997 le cifre relative ai lavoratori precari. Soltanto nel 2016 si registra un incremento dei contratti stabili. Dunque per Alleva, �il basso tasso di occupazione dei 25-34enni (60,3% nella media del 2016) - � - una grande debolezza per il presente e il futuro di queste generazioni che rischiano di non avere una storia contributiva adeguata�. Debolezza che �si rifletter� su importi pensionistici proporzionalmente pi� bassi rispetto a carriere lavorative regolari e lo scarso impiego di queste fasce di et� indica, poi, una grave situazione di sottoutilizzo di un segmento di popolazione ad elevato impatto potenziale sullo sviluppo economico del Paese�.


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