Data: 19/10/2017 20:30:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Anche gli avvocati saranno in piazza, a Roma, il prossimo 30 novembre, con tutti i professionisti per dare battaglia sull'equo compenso. Il Comitato Unitario delle Professioni e la Rete delle Professioni Tecniche insieme scendono in piazza per l'ultimo decisivo passo per l'approvazione del disegno di legge sull'equo compenso per i professionisti.

Sinergie di professionisti per l'equo compenso

Un'approvazione che, dopo il via libera del Governo nei mesi scorsi, sembrava ormai imminente (leggi: Approvato l'equo compenso per gli avvocati), ma per il Dipartimento delle politiche europee di Palazzo Chigi, l'equo compenso equivarrebbe a reintrodurre le tariffe minime obbligatorie: un passaggio che renderebbe necessario un via libera preventivo da parte di Bruxelles. Sul punto, dissentono Cup e Rete professioni.

Secondo la rete di associazioni �L'equo compenso per i professionisti non ha nulla a che vedere con la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie e pertanto non c'� alcun motivo per fermare l'iter legislativo avviato in Parlamento per colmare il vuoto creatosi a partire con le liberalizzazioni del 2006� La nota del Dipartimento, come riporta Adnkronos, ritiene che il disegno di legge sull'equo compenso, �su cui si sta concretizzando un'ampia convergenza politica, punti ad una surrettizia reintroduzione di tariffe minime obbligatorie, con conseguente necessit� di previa notifica alla Commissione della proposta � a contrario - l'obbligo di comunicazione alla Commissione di misure del genere � previsto dalla Direttiva Bolkestein all'art. 15, co. 7 e i casi che richiedono la notifica sono indicati tassativamente; tra essi quello appunto delle tariffe obbligatorie minime e/o massime che il prestatore deve rispettare (art. 15, par. 2, lett. g)�.

E poi i professionisti fanno il punto sul fatto che �la giurisprudenza europea non ha mai sancito l'incompatibilit� con il diritto europeo primario e/o derivato da fonti interne che stabilissero tariffe vincolanti, purch� siano appunto determinate dallo Stato e applicate dal giudice come accadeva in Italia fino al 2006 (Corte giustizia UE, caso Arduino, 2001), e siano adottate, in coerenza con il principio di proporzionalit�, alla luce di motivi imperativi di interesse generale, quali la protezione dei consumatori e/o la corretta amministrazione della giustizia (Corte giustizia UE caso Cipolla Macrino, 2006)�.

Per le reti, inoltre, il disegno che sta esaminando adesso il Parlamento non tratta di �tariffe minime obbligatorie ma, molto pi� semplicemente, una presunzione giuridica (quindi superabile) per cui i compensi inferiori a quelli fissati dai parametri ministeriali sono appunto iniqui. I parametri ministeriali sono, infatti, fonti statali e non atti delle professioni regolamentate, per cui � escluso che possano essere qualificati come intese restrittive della concorrenza. I parametri sono in ogni caso uno strumento diversissimo per ratio, struttura e cogenza (del tutto assente) dallo strumento tariffario, in Italia abrogato definitivamente dal Governo Monti con il Decreto legge Cresci Italia (n. 1/2012)�. In conclusione, sembra non sussistere l'obbligo di previa notifica alla Commissione delle misure contenute nel ddl. Da qui la protesta.


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