Data: 03/11/2017 15:00:00 - Autore: Francesca Mengoni

di Francesca Mengoni - All'esito di due istruttorie, il 30 ottobre scorso, l'Antitrust si è pronunciata sulle modalità di offerta dei diamanti da investimento da parte delle imprese venditrici Intermarket Diamond Business – IDB S.p.A. (IDB) e Diamond Private Investment – DPI S.p.A. (DPI) e da parte degli istituti di credito con i quali esse, rispettivamente, operavano: Unicredit e Banco BPM (per IDB); Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena (per DPI).

Offerta diamanti: multa dell'Antitrust

A tal proposito, l'Autorità ha ritenuto gravemente ingannevoli ed omissive le modalità di offerta dei diamanti, prospettati come forma sicura e solida di investimento.
In particolare, è stata rilevata la scorrettezza delle informazioni in ordine alla qualifica dei venditori, definiti come leader del mercato.
Inoltre, il prezzo di vendita dei diamanti era presentato come frutto di quotazione di mercato, oggettiva e pubblicata sui principali giornali economici.
Tuttavia, dall'istruttoria è emerso che le quotazioni di mercato erano, in realtà, i prezzi di vendita liberamente determinati dai professionisti, in misura di gran lunga superiore al costo di acquisto della pietra e ai benchmark internazionali di riferimento (Rapaport e IDEX).
L'Antitrust ha, poi, evidenziato che l'andamento del mercato dei diamanti era descritto in stabile e costante crescita. Pertanto, all'investitore era prospettata un'agevole liquidabilità e rivendibilità dei diamanti alle quotazioni indicate.
Sotto tale aspetto, è stato, invece, rilevato che l'andamento delle quotazioni corrispondeva a quello del prezzo di vendita delle imprese, annualmente e progressivamente aumentato dai venditori. Conseguentemente, le prospettive di liquidabilità e rivendibilità erano unicamente legate alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all'interno del proprio circuito.

Diamanti: anche le banche nel mirino dell'autorità

Anche gli istituti di credito nel mirino dell'Autorità, essendo stati il principale canale di vendita dei diamanti, per entrambe le imprese.
Infatti, il personale bancario, usufruendo del materiale informativo predisposto di IDB e DPI, proponeva l'investimento di acquisto dei diamanti come un bene rifugio, idoneo a diversificare i propri investimenti.
Molti consumatori, quindi, facendo affidamento sui suggerimenti di personale esperto e considerato di fiducia, accettavano senza effettuare ulteriori accertamenti.
Infine, l'Autorità ha rilevato la violazione da parte di IDB e DPI dei diritti dei consumatori nei contratti in merito al diritto di recesso e, per IDB, anche al foro competente in caso di controversie.
All'esito delle complesse istruttorie, significative sono state le sanzioni: 9,35 milioni per le imprese venditrici (2 milioni per IDB, 4 milioni per Unicredit, 3,35 milioni per Banco BPM) e 6 milioni per gli istituti di credito (1 milione per DPI; 3 milioni per Banca Intesa; 2 milioni per MPS).

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