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Data: 29/11/2017 18:14:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi - Pescare mail su Facebook o altri social network per inviare proposte commerciali è una condotta che rientra nel social spam e dunque illecita. Lo ha ribadito il Garante della privacy, riportando nella newsletter n. 435 pubblicata oggi, il provvedimento con il quale è stata vietata ad una società l'uso del trattamento di indirizzi mail senza consenso per attività di marketing. La vicendaL'intervento del Garante si legge sul sito "ha preso l'avvio dalla segnalazione di una società di consulenza finanziaria che lamentava l'invio di numerose email promozionali indirizzate alle caselle di posta elettronica di alcuni suoi promotori senza che questi ne avessero autorizzato la ricezione". Dagli accertamenti svolti era emerso che la raccolta degli indirizzi mail era avvenuta anche attraverso l'instaurazione di rapporti su Linkedin e Facebook o "pescando" contatti sui social. In tutto la società nell'ultimo biennio aveva inviato circa 100mila mail pubblicitarie. Da qui il provvedimento dell'autorità, oltre alla riserva di contestare alla società anche la violazione dell'obbligo di rilascio dell'informativa e la prescrizione di modificare il modello di richiesta di consenso presente sul sito, in modo che risulti chiara la finalità di marketing. Garante privacy: no al social spamSul fenomeno del social spam, ricorda il Garante, sono state emanate apposite linee guida del 2013, che hanno ritenuto illecito il trattamento degli indirizzi di posta elettronica. I dati reperiti sui social network e, più in generale, presenti online, ha spiegato l'autorità, "non possono essere utilizzati liberamente". Non ha alcun fondamento normativo la tesi secondo la quale l'iscrizione a un social network implica un consenso all'utilizzo dei dati personali per l'attività di marketing. Tale finalità, infatti, prosegue il Garante, "non è compatibile con le funzioni dei social network che sono preordinate alla condivisione di informazioni e allo sviluppo di contatti professionali, e non alla commercializzazione di prodotti e servizi". Opinione, peraltro, sostenuta anche dalle Autorità per la privacy europee, "le quali hanno espressamente escluso che l'iscrizione a un servizio presente sul web comporti la legittimità del trattamento dei dati personali da parte di altri partecipanti alla medesima piattaforma ai fini dell'invio di informazioni commerciali".
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