Data: 27/12/2017 16:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Nella domanda è forse già implicita una risposta, almeno per chi ama mediare e odia litigare. Anche chi, svolgendo la professione forense, conosce l'arte del dialogo sa benissimo però che l'aggressività spesso regna nelle aule di giustizia.

E se non sempre si riesce a conciliare controversie anche banali forse in parte dipende da questa sempre più diffusa incapacità di dialogare.

E c'è persino chi è convinto che educazione e gentilezza non siano necessariamente le prerogative di un avvocato e che sia meglio urlare piuttosto che condurre un dialogo moderato.

Lo studio svizzero secondo cui sarebbe meglio urlare

Dai dati raccolti dall'Università di Ginevra è emerso che il cervello umano tende a condividere maggiormente il pensiero di chi comunica con rabbia. La risonanza magnetica a cui sono stati sottoposti i soggetti testati ha dimostrato che i centri celebrali sono più stimolati da chi alza la voce. Meglio non farsi troppe illusioni sul bon ton quindi, perché anche il giudice più neutrale non presterà attenzione ad argomentazioni espresse in un tono troppo dimesso. Ma siamo proprio sicuri che l'urlo facile possa condurci a vincere una causa?

Chi urla non sa comunicare

Per fortuna non tutti condividono gli atteggiamenti "poco eleganti" di chi urla invece di discutere. Le persone rabbiose, non solo mostrano di avere un disturbo della personalità (più o meno consapevole), ma creano intorno a loro un ambiente negativo.

L'Avvocato "urlatore" è spesso un soggetto che non ha la minima conoscenza delle tecniche comunicative di base e che è destinato il più delle volte a delle sconfitte. Un vero controsenso in una professione in cui l'arte oratoria dovrebbe avere un valore fondamentale.

E' per questo che gli avvocati dall'urlo facile dovrebbero frequentare qualche corso di comunicazione, soprattutto se l'urlo serve a nascondere una debolezza del proprio assunto difensivo.

Lo diceva anche il grande Arturo Graf, secondo cui "Il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano".

Avvocato aggressivo: alcuni aspetti legali da conoscere

L'avvocato aggressivo non è solo un prepotente e un maleducato. Con la sua condotta, infatti, qualora l'aggressività trasmodi in espressioni offensive o sconvenienti, può infatti violare il Codice di Deontologia Forense.

L'art. 52 prevede:

"1. L'avvocato deve evitare espressioni offensive o sconvenienti negli scritti in giudizio e nell'esercizio dell'attività professionale nei confronti di colleghi, magistrati, controparti o terzi.

2. La ritorsione o la provocazione o la reciprocità delle offese non escludono la rilevanza disciplinare della condotta.

3. La violazione del divieto di cui al comma 1 comporta l'applicazione della sanzione disciplinare della censura".

Di recente persino la Cassazione, con sentenza del 31 maggio 2016, n. 11370, ha confermato la decisione del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano che ha ritenuto insussistente la causa di giustificazione rappresentata dall'aver ricevuto a sua volta espressioni diffamatorie. Il codice deontologico esclude infatti la rilevanza della reciprocità o della provocazione, quando un avvocato viola l'onore di una persona o di un collega.

Dal punto di vista civilistico l'avvocato urlatore può persino essere condannato al risarcimento del danno.

L'art. 89 c.p.c. infatti vieta alle parti e ai loro difensori di usare espressioni sconvenienti e offensive, negli scritti presentati e nei discorsi pronunciati davanti al giudice. A lui la decisione di disporre la cancellazione delle espressioni sconvenienti e/o offensive e di assegnare alla persona offesa una somma a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale sofferto se le ingiurie non hanno nulla a che fare con l'oggetto della causa.


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