Data: 14/01/2018 18:20:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - Gli animali non hanno alcuna forma difesa o di tutela in ambito sanitario. Da qui una battaglia da oltre 14 anni per una legge di tracciabilità dell'operato veterinario, per una maggiore responsabilizzazione professionale dei veterinari e in particolare, per l'obbligo legale di cartelle cliniche.

A richiederla è Daniela Ballestra, presidente dell'associazione Arca 2000 diritti dell'animale malato, unica associazione in Italia ad occuparsi di malasanità animale.

Come nasce l'associazione?

«E' nata nel 2003 in memoria della mia cagnolina Panna deceduta per una infezione uterina (piometra) scambiata per colica epatica. A seguito di tale episodio, accaduto nel 2002, ho scoperto quanto sia difficile ottenere risposte e conoscere la verità quando un proprio congiunto a quattro zampe muore in circostanze poco chiare. Oltre il danno la beffa. La consapevolezza arriva sempre con il senno del poi, e nel mio caso ha portato alla luce una serie di omissioni, negligenze, mistificazioni, scorrettezze deontologiche e vuoti legislativi che non fanno certo onore alla professione veterinaria».

Di cosa si occupa Arca 2000?

«Riteniamo che gli ordini professionali non possano assicurare la giusta punibilità e vigilanza nei casi di malasanità animale. Tanto più che il codice deontologico è una norma interna di precetto, quindi non ha alcun effetto di legge. Allo stato attuale delle cose, può accadere che soltanto per riavere la documentazione clinica del proprio animale si debba ricorrere ad un giudice. Nel frattempo, il veterinario omissivo può aver tranquillamente buttato ogni documentazione in suo possesso, senza incorrere in alcuna violazione di legge (non esistono obblighi di conservazione). Appare ben chiaro che i nostri animali non hanno alcuna forma di tutela in ambito sanitario. Per non parlare del consenso informato: nessun obbligo di legge per i veterinari ma solo un'indicazione nel codice deontologico, contrariamente ai medici umani che, invece, possono incorrere in conseguenze disciplinari oltre che civili e penali, in caso di omissione».

Esistono mezzi o norme di tutela per questi casi di malasanità animale?

«Io mi chiedo quante persone sanno dell'esistenza di un codice deontologico veterinario? E quante, a fronte di un episodio di malasanità animale, inviano un esposto agli ordini competenti o citano davanti ad un giudice i veterinari? Al momento davvero poche, per ignoranza, per rassegnazione, per scarsa conoscenza del problema e dei propri diritti, per mancanza di mezzi. Arca 2000 in questi lunghi anni, non è certo rimasta a guardare ed ha ripetutamente sollecitato diversi parlamentari di ogni schieramento politico ad occuparsi del problema. Attualmente, un testo di legge a firma dalla senatrice Fucksia (una proposta di legge per il benessere animale che prevede norme per la tracciabilità dell'operato veterinario, ddl n.1482 "Legge quadro e delega al Governo per la codificazione della legislazione in materia di tutela degli animali), è fermo in Parlamento da tre anni e malgrado numerosi solleciti da parte di cittadini e associazioni, non è mai stato calendarizzato. Con la fine della legislatura, purtroppo, decadranno tutte le proposte di legge ma saremo pronti a ricominciare daccapo, sperando in un governo più sensibile anche verso i nostri amici animali. Lo faremo con l'aiuto dei tanti amici degli animali che insieme a noi, in questi anni, hanno sostenuto e incoraggiato la nostra battaglia. Le leggi per le persone si fanno velocemente, mentre i disegni di legge per gli animali giacciono da anni dimenticati nelle varie commissioni parlamentari».

Ci racconta come è nata la petizione per modificare la legge 24/2017 che ha escluso i veterinari dalle "Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie"?

«Certo. Nel frattempo, è stata approvata la legge 8 marzo 2017, n. 24 da cui però sono stati esclusi i veterinari. Come associazione, nel giugno 2017, abbiamo lanciato una nuova petizione su Change.org indirizzata al Ministero della Salute e ai legislatori per chiedere che anche i veterinari siano inclusi negli obblighi previsti dal succitato testo normativo. Una legge che obblighi i veterinari a tracciare il proprio operato (compilare cartelle cliniche da rilasciare al proprietario dell'animale) è un diritto che attualmente è negato ai milioni di italiani che vivono con un animale d'affezione. Tale vuoto legislativo genera casi di malasanità animale impunita, poiché nega al danneggiato la possibilità di fare chiarezza su eventuali mancanze professionali veterinarie. Non si possono certo ignorare le oltre 16.000 firme da noi raccolte, (tra petizioni cartacee e online) nella consapevolezza che gli animali d'affezione sono a tutti gli effetti membri della nostra famiglia e devono trovare tutela anche in ambito sanitario».


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