Data: 20/12/2017 11:33:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli – Per molti avvocati arriva una brutta conferma dalle aule di giustizia: con la sentenza numero 30234/2017 (qui sotto allegata), la Corte di cassazione ha infatti escluso il diritto ad ottenere il riscatto degli anni di laurea compensando il relativo debito con la maggior somma eventualmente incamerata da Cassa forense in conseguenza di un ricongiungimento di contribuzione (ad esempio di quella versata presso l'Inps in ragione di un precedente rapporto lavorativo).

Riscatto laurea e compensazione contributi, nessun credito

Per i giudici, infatti, l'avvocato iscritto alla Cassa di previdenza non vanta nessun credito nei confronti della stessa per il solo fatto di aver versato, in conseguenza del provvedimento di ricongiunzione, una contribuzione complessivamente eccedente quella dovuta.

Del resto, nel nostro ordinamento non sussiste alcun principio generale di restituzione di contributi che siano stati legittimamente versati, rispetto ai quali non si sono verificati o non si possono più verificare i presupposti necessari per la maturazione di un diritto a una prestazione previdenziale o assistenziale.

In assenza di tale diritto non può esistere neanche un diritto che permetta di disporre delle somme corrispondenti alla contribuzione eccedente.

Niente arricchimento senza causa

Oltretutto, non è neanche possibile affermare che in casi come questo si verifichi in capo alla Cassa un indebito arricchimento con ingiustificato impoverimento del professionista: i versamenti fatti, del resto, non sono indebiti ma "contribuzioni dovute".

Per approfondimenti vai alla guida Il riscatto della laurea


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