Data: 27/12/2017 10:11:00 - Autore: Lucia Izzo
di Lucia Izzo - Rimane dovuto il mantenimento nei confronti del figlio maggiorenne e universitario che ha rifiutato il posto nell'azienda del padre a causa del forte conflitto tra i due: non sussiste la colpevole inerzia del giovane in quanto non si tratta di una vera e propria occasione di lavoro, bens� di una fase della dialettica tra genitore e figlio.

Tanto ha precisato la Corte di Cassazione, sesta sezione civile, nell'ordinanza n. 30540/2017 (qui sotto allegata).

La vicenda ruota intorno all'assegno di mantenimento corrisposto dal padre al figlio 24enne (per approfondimenti: Il mantenimento dei figli maggiorenni) che, su istanza del genitore, il Tribunale aveva ridotto rispetto all'originaria somma stabilita dal Tribunale per i minorenni.
Sul punto, a seguito dell'appello incidentale proposto dal figlio assieme alla madre, si esprimeva la Corte d'Appello giudicando insussistente l'affermata colpevole inerzia del giovane idonea a far revocare l'obbligo contributivo.
I giudici evidenziavano come nel percorso di studi del ragazzo avesse interferito il suo tentativo di inserimento nell'azienda paterna, fallito anche in ragione del significativo deterioramento del rapporto padre-figlio, caratterizzato da un forte divario generazionale (ben 70 anni di differenza di et�) e da una certa confusione di ruoli (pare titolare d'azienda e figlio dipendente).

Resta il mantenimento al figlio maggiorenne nonostante il fallito tentativo di inserirsi nell'azienda paterna

Anche in Cassazione, le doglianze del padre tese a far valere la colpevole inerzia del figlio non colgono nel segno: per i giudici di legittimit�, infatti, la Corte d'appello ha correttamente motivato in ordine alla peculiare situazione sussistente tra i due, stante le difficolt� derivate dal fallito tentativo di inserimento del figlio nell'azienda paterna.
Le critiche alla motivazione della decisione si risolvono in un'inammissibile richiesta di riesame delle risultanze processuali e di una diversa selezione dei fatti e degli elementi rilevanti emersi nel corso della fase di merito, non possibile in Cassazione.
D'altronde, evidenziano gli Ermellini, l'argomentare dei giudici di merito non viola affatto (come sostenuto dal ricorrente) i principi di diritto elaborati dalla giurisprudenza di legittimit� in materia di colpevole inerzia del figlio maggiorenne (per approfondimenti: Mantenimento figli maggiorenni: quando � dovuto?)
Il mantenimento del figlio maggiorenne, evidenzia la Cassazione, non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore et�, ma perdura immutato finch� il genitore interessato non provi che il figlio abbia raggiunto l'indipendenza economica o abbia rifiutato ingiustificatamente di cogliere le occasioni ordinarie per raggiungere la propria indipendenza.
Secondo gli Ermellini, l'inserimento di un figlio, ancora studente universitario e di giovane et�, in un universo produttivo-aziendale di cui sia titolare lo stesso genitore, che con lui sia in conflitto, cessa di essere un'occasione lavorativa ordinaria e si trasforma, pi� propriamente, in una fase della dialettica genitore-figlio.
Questo tipo di situazione, in pratica, non assume affatto il significato di un ordinario inserimento lavorativo, poich� esso, come tale, non testimonia n� di un inserimento stabile nel mondo del lavoro n� di un problematico approccio ad esso. Il ricorso va dunque respinto e il ricorrente condannato alla rifusione delle spese processuali.


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