Data: 19/02/2018 16:30:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate: Il Pct doveva essere la soluzione ai moltissimi problemi della giustizia. Peccato che per far funzionare il processo civile telematico, che a dire il vero ben poco ha risolto, il ministero della Giustizia si avvalga di informatici esterni che, senza alcuna sicurezza e a costi elevatissimi, forniscono tuttavia un servizio fondamentale a tutti gli Uffici Giudiziari del territorio. Interrogazioni parlamentari 1, interpellanze 2 e ordini del giorno 3 sul tema non hanno sortito, ad oggi, alcun effetto. In un paese in cui i problemi dei diritti dei lavoratori, degli appalti "truccati" e degli sprechi sembrano non avere mai fine, fa indignare che proprio chi si occupa di "giustizia" non dimostri l'interesse a porre rimedio a una questione tanto incresciosa.

PCT: la gestione informatica degli uffici giudiziari italiani tra sprechi e dubbi di legittimità

Sono pochi i cittadini al corrente di questa vergogna tutta italiana, ma basta leggere la pagina di Wikipedia dedicata al Ministero della Giustizia per apprendere che, nonostante la gestione informatica nel Ministero sia organizzata dalla Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati, che opera territorialmente attraverso i C.I.S.I.A e gli esperti informatici ministeriali "la stragrande maggioranza delle attività informatiche (compreso il trattamento dei dati sensibili) viene espletata da tecnici esternalizzati che operano come fossero dipendenti pubblici (con un costo doppio pagato alle ditte) nella commessa A.T.U (Assistenza Tecnica Unificata) aggiudicata da molti anni sostanzialmente alle stesse società di assistenza".

Insomma è sufficiente questa frase per apprendere che la gestione informatizzata della "giustizia" presenta diversi punti critici.

Il primo è legato ai costi del servizio, assolutamente incompatibili con il principio di economicità che dovrebbe ispirare l'azione della Pubblica Amministrazione. Perché esternalizzare un servizio, sprecando inutilmente denaro pubblico, anziché investirlo in settori fondamentali che da anni subiscono tagli sistematici, come la sanità, la scuola e l'assistenza ai disabili?

Il secondo è la questione degli appalti. Insomma, perfino il Ministero della Giustizia, che dovrebbe dare il buon esempio, non riesce proprio a resistere alla tentazione dei "favoritismi", condotta che, oltre ad attirare critiche più che legittime, ha dato origine a un costosissimo contenzioso intrapreso da tutte quelle società appaltatrici che, da anni, denunciano l'irregolarità delle procedure di gara.

Infine la questione della esternalizzazione del servizio informatico. Lavoratori esterni, punto di riferimento degli Uffici Giudiziari italiani, che da anni subiscono tagli e hanno come unica prospettiva la perdita del posto di lavoro. I politici più illuminati (pochi a dire la verità), propongono l'internalizzazione del servizio, attraverso procedure di assunzione tramite concorso in cui, coloro che operano come esterni possano beneficiare di clausole di salvaguardia e di titoli preferenziali legati all'esperienza maturata. Un riconoscimento più che giusto a chi presta, da oltre dieci anni, un'attività importantissima, ma priva di tutele.

Insomma il Pct non solo non è riuscito a semplificare, ma ha creato ulteriori problemi a cui nessuno sembra voler mettere mano.

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

- Interrogazione a risposta scritta 4/03210

- Interpellanza urgente 2/00503

- Ordine del Giorno Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

- Informatizzazione del Ministero

- La riforma "occulta" della Giustizia e il grande piano di riorganizzazione informatica del sistema "Italia"

- Appalti truccati: arrestato dipendente ministero Giustizia

- Esternalizzazioni e precarietà: l'assistenza tecnica unificata nel settore della giustizia

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