Data: 09/02/2018 19:57:00 - Autore: Redazione

di Redazione - Quella dei "cacciatori di ambulanze" (1) � "un'ignobile pratica che affligge la nostra professione da sempre � ed � � sconcertante, per la sua ovvia prevedibilit�, scoprire che tale pratica (illecita) ha trovato, nell'attuale struttura di comunicazione sociale, un strumento di rapida e capillare diffusione". � quanto denuncia l'Associazione dei giovani avvocati, in una nota a firma del responsabile nazionale deontologia, Piefernando Panetta, lanciando un appello e insieme un monito contro tale pratica.

Aiga: stop ai cacciatori di ambulanze

Il 25 gennaio 2018 � scrive l'associazione � "ha segnato la vita di tanti uomini e donne: morire (o rischiare di morire) mentre si � diretti a lavoro, a scuola o altrove � difficile da poter accettare. La superficialit� di alcuni che ha colpito la vita e le sorti di tanti ignari passeggeri, ha ferito anche la dignit� dell'avvocatura, laddove l'uso esasperato dei social si � rivelato uno strumento pi� adatto a dare sfogo all'egoismo umano che a favorire il sentimento d'umanit�". Da qui, "l'infelice uscita mediatica di uno studio veneto deve essere solo un pretesto, anzi un'occasione, per affrontare una vicenda grave che descrive un fenomeno tutt'altro che sconosciuto alla professione forense".

Avvocati: i divieti del codice deontologico

Il cacciatore di ambulanze, denuncia ancora l'Aiga, "non insegue pi� (o non solo) le vittime in ospedale, ma le intercetta sui social: distribuire bigliettini da visita in una corsia d'ospedale, non � una pratica distante dal pubblicare un "post" sui social rivolto alle vittime di un qualsiasi evento mediatico".

Il codice deontologico, ricordano i giovani avvocati, vieta all'avvocato, l'accaparramento della clientela, "perch� contrario al decoro e alla dignit� della professione". Divieto che riguarda "offrire prestazioni al domicilio degli utenti, nei luoghi di lavoro e di riposo o di svago e, in generale, in luoghi pubblici o aperti al pubblico". Tuttavia, la realt� "racconta che i social network sono un luogo (virtuale) aperto al pubblico, nel quale, � decisamente pi� arduo, rispetto a quelli fisici, vigilare e reprimere le condotte illecite".

Sempre il codice, vieta l'offerta professionale "non richiesta, rivolta a persona determinata (o indeterminata) per uno specifico affare - l'avvocato infatti si legge nella nota - non deve "rincorrere" mandati professionali n� "disturbare" la collettivit� con prestazioni professionali personalizzate non richieste".

� sottile, perci�, la linea che demarca "il confine tra l'accaparramento della clientela e la corretta informazione pubblicitaria: la relazione illustrativa al nuovo codice deontologico parla di 'diretta saldatura'".

All'avvocato � consentito dal codice, spiegano ancora dall'Aiga, "fornire informazioni sulla propria attivit� professionale, a garanzia dell'affidamento della collettivit� (art. 17) e con forme e con modalit� di diffusione che rispettino il decoro e la dignit� professionale (art. 35)". Ma ecco che nei confronti "di un uso distorto di tale principio di libert� deve levarsi unanime la convinta reazione dell'avvocatura, specie di quella giovane". Sono i giovani professionisti infatti ad attingere e a nutrirsi quotidianamente "delle informazioni provenienti dall'infinita galassia del web, di cui sono protagonisti indiscussi: tante delle distorsioni della nostra professione si consumano sul web".

La vicenda e l'auspicio dell'Aiga

Nel caso che ha spopolato sui social, questa volta, "la frenetica ambizione di arrivare primi, di intercettare la vena aurifera, di fiutare la preda, si � scontrata, per fortuna, con la condanna unanime della collettivit� e con l'indignazione di una intera categoria professionale" rileva l'associazione. L'auspicio � che l'avvocatura riconquisti "la fiducia della collettivit� e � ristabilisca - nel sentire comune, il ruolo sociale svolto dall'avvocato: uno strumento per perseguire tale indefettibile obiettivo � quello di conoscere le regole deontiche e di pretenderne, in modo serio e convinto, il rispetto".

(1) Definizione utilizzata dal Consiglio dell'Ordine della Florida e richiamata a pag. 254-255 del "Il Nuovo codice deontologico Forense/Il Commentario" di Remo Danovi/Giuffr� editore

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