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Data: 28/03/2018 19:00:00 - Autore: Redazione di Redazione - Una vera e propria bomba sociale. È quello che rischia di diventare nella capitale la questione dei piani di zona e dell'edilizia cosiddetta agevolata destinata ai ceti meno abbienti. Questo in sintesi, quanto emerso dal convegno "Problematiche in tema di edilizia residenziale pubblica a seguito della sentenza n. 18135/2015" organizzato dall'Unaep (Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici) in collaborazione con il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Roma, ieri presso l'aula avvocati del palazzo di Giustizia a Piazza Cavour. Piani di zona, bomba sociale da disinnescareLa questione, molto sentita nel territorio della capitale e non solo, riguarda, dichiara l'Unaep in una nota, "una gigantesca speculazione commerciale riguardante 125 piani di zona e 200mila immobili che ha portato alla compravendita di migliaia di appartamenti acquistati a prezzi calmierati e rivenduti, spesso all'insaputa dei nuovi inquilini, a prezzi di mercato". Una bolla, si legge ancora nella nota stampa, amplificata dalla sentenza n. 18135/2015, con cui la Cassazione ha chiarito che "sussiste il vincolo del 'prezzo massimo di cessione' dell'immobile costruito in regime di edilizia agevolata non soltanto per il primo trasferimento ma anche per tutti quelli successivi al primo, con il risultato che tutti i contratti stipulati a prezzo di mercato sono nulli per la sola parte relativa al prezzo e il venditore deve restituire la somma ricevuta in eccedenza". Unaep, serve testo unico per evitare guerra tra poveriCome risolvere questo tema rovente? Soltanto con una legge nazionale. Questo l'appello lanciato da Andrea Magnanelli, vice segretario nazionale Unaep e dirigente dell'avvocatura capitolina. "Dopo tante norme intervenute in materia, spesso contraddittorie tra loro e poco comprensibili che hanno dato luogo a numerose incertezze anche in giurisprudenza, è ora che il legislatore presti attenzione all'approvazione di un testo unico che raccolga il sistema normativo, dia chiarezza e semplifichi la materia risolvendo nel contempo i conflitti tra i cittadini", ha spiegato infatti Magnanelli. Un appello condiviso da Luca Montuori, assessore all'urbanistica del Comune di Roma, secondo il quale la sentenza, pur essendo interessante, in quanto "specifica che il patrimonio è pubblico e per poterlo alienare bisogna affrancarsi", tuttavia, ha avuto "l'effetto non previsto di mettere i cittadini contro, creando contenziosi e nuovi indebitamenti fra le persone". Un patrimonio immobiliare "nato a tutela della fasce più deboli – ha spiegato Montuori - è diventato oggi oggetto di una vera e propria guerra tra poveri e questo è inaccettabile". Da qui l'esigenza di una "norma nazionale che chiarisca il tema poichè si tratta di una questione sulla quale i Comuni non possono legiferare ma si limitano ad amministrare". La questione dei piani di zona, ha ricordato il presidente del Coa degli avvocati romani, Mauro Vaglio, "coinvolge 200mila appartamenti a prezzi calmierati ed è un vero e proprio problema sociale per la capitale". Soltanto a Roma, infatti, conclude la nota Unaep, "circa 400mila persone abitano in alloggi di edilizia agevolata", ovvero circa un residente su sette. "Numeri impressionanti – ma - ancora lontani da quel 40% del fabbisogno abitativo complessivo previsto a suo tempo dall'art. 3 legge 167/62".
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