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Data: 12/04/2018 17:28:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax - "Lavori forzati" come lavare i corridoi o riordinare i documenti come punizione per chi usa il cellulare in classe. Questo il singolare provvedimento adottato da un istituto tecnico industriale di Biella. Ed uno dei primi effetti del regolamento sui telefonini in classe, entrato in vigore da qualche giorno: in precedenza era previsto solo che i cellulari venissero requisiti per poi essere riconsegnati a genitori. Un gruppo di studenti è stato sorpreso a chattare ed è stato punito appunto con lavori forzati. Smartphone in classe, cosa prevede il decalogo dell'ItiIl nuovo regolamento stabilisce che negli istituti il telefonino deve rimanere spento e tenuto nello zaino o nella giacca. Può essere acceso ed utilizzato solamente nel caso in cui siano i docenti a chiederlo e per attività scolastiche. Nel caso di utilizzo contro le regole dopo un primo richiamo lo studente se lo vede ritirare, il telefono verrà custodito nella cassaforte della vicepresidenza. Nel caso di un secondo richiamo è prevista la sospensione dalle lezioni di uno o più giorni a seconda della gravità e la convocazione della famiglia per concordare azioni educative adeguate. E' questo il caso degli studenti in questione che, recidivi, si erano già fatti sorprendere ad usare il telefonino. Come riporta La Stampa il nuovo regolamento stabilisce anche punizioni per chi viene sorpreso a usare il telefonino o qualsiasi altro dispositivo durante una verifica scritta: che verrà ritirata e non classificata. In questo caso non sarà più possibile recuperare a fine quadrimestre, ma solo a fine anno. E se anche in quell'occasione lo studente dovesse ripetere lo stesso errore, la prova verrà annullata e si manterrà il primo voto assegnato. Dal 2007 divieto d'uso dei cellulari L'origine del divieto dell'uso del cellulare in classe, si ricorda, risale alla circolare n. 30 del 15 marzo 2007, del ministro Fioroni, che presenta le "Linee di indirizzo, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere" e stabilisce che "l'uso del cellulare rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto un'infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti" che prevedono anche "attività riparatorie di rilevanza sociale come la pulizia delle aule, attività di assistenza o volontariato". E poi c'è la direttiva 104 del 30 novembre 2007, emanata dal Ministero della pubblica istruzione allo scopo di tutelare la privacy in maniera ancor più netta. Essa prevede il divieto dei cellulari a scuola durante le lezioni. "La violazione di tale dovere comporta, quindi, l'irrogazione delle sanzioni disciplinari appositamente individuate da ciascuna istituzione scolastica, nell'ambito della sua autonomia, in sede di regolamentazione di istituto. È dunque necessario che nei regolamenti di istituto siano previste adeguate sanzioni secondo il criterio di proporzionalità, ivi compresa quella del ritiro temporaneo del telefono cellulare durante le ore di lezione, in caso di uso scorretto dello stesso". Un atteggiamento più "morbido", a fini di apprendimento, si è registrato peraltro di recente, con l'emanazione da parte del Miur di un vero e proprio decalogo sull'uso degli smartphone in classe, elaborato dal gruppo di lavoro istituito ad hoc e presentato nei mesi scorsi nel corso di Futura (leggi Scuola: via libera ai cellulari, ecco il decalogo del Miur). |
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