Data: 14/04/2018 16:41:00 - Autore: Gabriella Lax
di Gabriella Lax - Laurea, abilitazione (quando serve), iscrizione all'albo e poi? Per chi vuole aprirsi uno studio ed esercitare la professione, dal commercialista all'avvocato, la strada è tutta in salita. A fare il punto ci pensa il Sole 24 Ore.
Le varianti che riguardano le cifre da spendere si differenziano già dalla scelta universitaria, e non solo in termini di tasse, poiché l'ateneo dove la laurea è stata conseguita condizionerà la tassa di abilitazione professionale: un'imposta locale, il cui importo è stabilito dalla regione in cui ha sede l'università di provenienza. Di città in città variano anche le cifre per l'iscrizione agli albi professionali. Esercizio di una professione: quanto variano i costi?
Tra esame di abilitazione professionale, prima iscrizione all'Albo e iscrizione alla Cassa previdenziale si può arrivare anche a 2.000 euro che, per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro, non sono pochi spiccioli. L'abilitazione
Per accedere all'esame di Stato il giovane deve versare la tassa di ammissione, si tratta di una cifra base di 49,58 euro. Si aggiunga poi che ogni università sede di esame stabilisce autonomamente il contributo richiesto: se alla Bicocca di Milano serviranno 450 euro, alla Sapienza di Roma ne basteranno 270. Se si diventa medici a Milano serviranno 400 euro, a Palermo cento di meno.
Più omogeneità nelle spese per gli avvocati che per la selezione nelle Corti di appello versano 12,91 euro di imposte più 50 euro di contributo spese uguali per tutti. I consulenti del lavoro versano la tassa di 49,58 euro e nulla per l'esame che si svolge presso gli ispettorati interregionali. L'Albo
Dopo l'esame (il costo del certificato in bollo è 16 euro), occorre iscriversi al relativo rdine. Facciamo degli esempi: i commercialisti romani pagano un contributo di 270 euro più la quota annuale, spesso ridotta per i giovani. A Milano gli avvocati sotto i 30 anni pagano per il primo anno 200 euro (invece che 250) e possono scontare gli 80 euro versati se già praticanti. Le cifre aumentano se si passa ai consulenti del lavoro: 490 euro a Milano, 450 a Roma e Palermo. Da sommarsi in ogni caso a queste cifre, tutti devono versare al fisco 168 euro di tassa di concessione governativa. La Cassa
Dulcis in fundo, l'iscrizione alla Cassa di previdenza professionale. I contributi uguali in tutto il Paese, sono per lo più proporzionati al reddito dell'iscritto e influenzano naturalmente il montante contributivo del singolo. Di base gli enti prevedono un contributo minimo, tranne i commercialisti che richiedono il 12% del reddito, ma esonerano dal contributo minimo soggettivo per tre anni i neoiscritti che non dichiarano reddito e dall'integrativo i giovani fino a 35 anni (in questo caso-limite è dovuto solo il contributo di maternità).
Una quota fissa di 221 euro è dovuta per i medici fino a 30 anni e non servono altre somme se il reddito resta sotto i 4.880 euro. Per architetti e ingegneri, nei primi 5 anni (e fino ai 35 anni di età) Inarcassa riduce a 1/3 i contributi soggettivi ed integrativi e dimezza l'aliquota di quello percentuale. Lo sconto però si rifà sulla futura pensione, calcolata sempre di più con il sistema contributivo.
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