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Data: 16/04/2018 20:06:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax - I dati sull'avvocatura recentemente diffusi dalla Cassa forense parlano chiaro: la professione non fa più presa sui giovani e, soprattutto, penalizza gli avvocati donna. A commentare la situazione è Giovanni Lega, presidente dell'Asla (Associazione studi legali associati) sul Sole 24 Ore, riportando una crescita rallentata rispetto agli anni passati: tuttavia tanti (anche troppi) gli avvocati che sono passati dagli 87mila nel 1996 ai 242mila attuali, con una in media di quattro ogni mille abitanti. Una professione che terrorizza quasi i giovani, preoccupati di tenere il passo con il mondo che cambia. Da questo angolo visuale l'età media è aumentata di circa 3 anni in soli dieci anni, passando dai 42 del 2007 agli attuali 45. Aumentano le donne avvocato, ma i redditi sono più bassiLe donne avvocato aumentano: se nel 1981 erano solo il 7% del totale nel 1981, sono oggi il 50%, ma i loro redditi sono al di sotto di quelli dei loro colleghi ossia circa il 43% di quello dei colleghi uomini. Si consideri che nel 2016 il reddito medio dichiarato dagli uomini è stato di 52.729 euro contro i 23.115 euro delle donne. Ancora, secondo AslaWoman, negli ultimi anni il numero di avvocate socie negli studi membri è passato dal 16,9% del 2013 al 24,7% del 2016. Il presidente Lega a questo punto si interroga su quali progettualità, quali prospettive possa avere i giovani che si affacciano oggi al mondo della professione di avvocato. Di queste tematiche si discuterà nel corso di "Asla. Diritto al Futuro", un confronto sui grandi temi dell'innovazione e sulla professione del domani, organizzato dall'Associazione studi legali associati il prossimo 18 maggio a Milano. «Non possiamo sapere con precisione come sarà tra cinquant'anni l'avvocatura, ma è doveroso cogliere e riflettere – fin da subito, tutti insieme – sui trend che stanno cambiando il mondo e anche una professione che, praticamente, è rimasta immutata da secoli». Avvocati, non solo preparazione giuridica, ma anche specializzazioneUn ruolo importante è quello degli atenei che, insieme al mondo professionale, «dovrebbero creare percorsi specializzanti in grado di far entrare i giovani nel mondo del lavoro a un'età in linea con quella degli altri Paesi internazionali» suggerisce Lega. E aggiunge che non solo la preparazione giuridica, ma anche l'apertura «a competenze di gestione manageriale, tecnologia, digitale, intelligenza artificiale, valori che – come nelle aziende nostre clienti – acquisiscono sempre più significato anche per l'avvocatura: così come è realtà il mondo dell'Industria 4.0, credo che si possa affermare che anche negli studi legali si sia alle soglie dei Servizi 4.0». Proprio perché ogni campo, oggi, richiede «specializzazione, investimenti e visione, al fine di creare piattaforme, database e servizi comuni, nella consapevole certezza che tecnologia, innovazione e intelligenza artificiale non provocheranno – come ritengono luoghi comuni – l'eliminazione dei professionisti, ma consentiranno all'essere umano di sveltire procedure routinarie, lasciandogli maggior tempo da dedicare a servizi a valore aggiunto e a consulenze strategiche». |
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