Data: 23/06/2018 17:08:00 - Autore: Francesco Pandolfi
Avv. Francesco Pandolfi - Bisogna dire che la magistratura si occupa sempre più spesso di vicende attinenti alla custodia di armi.
Si tratta indubbiamente di questioni delicate, che meritano la giusta attenzione.
Ultimamente, la prima Sezione penale della Corte di Cassazione ha risolto (sentenza n. 20192 dell'08.05.2018) uno di questi casi, accogliendo il ricorso proposto dall'imputato.

Il caso

Parliamo della custodia di una pistola Smith & Wesson calibro 38 e dei dubbi del giudice di primo grado sull'adeguatezza delle cautele adottate dall'imputato.
In pratica, a seguito di una verifica dei Carabinieri, la pistola viene trovata all'interno di un cesto di vimini collocato a più di due metri di altezza dal pavimento, all'ultimo piano di una cabina armadio all'interno della camera da letto dell'interessato e della sua convivente, la cui figlia di cinque anni coabita con la madre.
Al ricorrente si rimprovera di aver adottato scarse cautele per la custodia della pistola (altre armi, legittimamente detenute, risultano custodite in un armadietto metallico chiuso a chiave ubicato all'interno dell'appartamento).

La soluzione della Cassazione

In estrema sintesi, la Suprema Corte dice che per ritenersi integrato il reato previsto dall'art. 20 bis Legge n. 110/75 è necessario che l'agente possa rappresentarsi l'esistenza di una situazione di fatto, tale da richiedere l'adozione di cautele necessarie ad impedire l'impossessamento di armi da parte di uno dei soggetti (minori incapaci, inesperto o tossicodipendenti) appartenenti alla particolari categorie previste dalla norma.
A questo proposito, nel caso concreto le modalità di detenzione della pistola custodita all'interno di un cesto di vimini, come accennato a oltre due metri da terra e praticamente irragiungibile per una bambina di cinque anni, non potevano in alcun modo consentire alla minore l'impossessamento dell'arma.
Il tutto ovviamente contestualizzando le circostanze di tempo e di luogo nel caso specifico.

In pratica

In una situazione come quella descritta, dove le affermazioni del tribunale vengono smentite dalle risultanze processuali, la Cassazione considera adottate tutte le cautele richieste per la corretta custodia dell'armamento.

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