Data: 28/06/2018 18:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli � L'omessa diagnosi di un processo morboso terminale determina l'esistenza di un danno risarcibile se ha determinato la perdita della possibilit� del paziente di vivere alcune settimane o alcuni mesi in pi� di quelli effettivamente vissuti.

Confrontandosi con la vicenda di un uomo deceduto per infarto acuto diagnosticato in origine come semplice nevralgia, la sentenza numero 16919/2018 della Corte di cassazione (qui sotto allegata) ha a proposito chiarito che "la chance, in tale caso, rileva non come danno-conseguenza ai sensi dell'art. 1223 cod. civ., ma come danno-evento".

Il nesso di causalit�

Per i giudici della terza sezione civile, il nesso di causalit� materiale non deve essere posto in relazione con l'evento morte in s� e per s� ma deve essere connesso con la perdita del periodo di sopravvivenza del malato. � infatti rispetto a tale danno-evento che vanno valutate le conseguenze pregiudizievoli discendenti dall'aver privato il danneggiato della sopravvivenza anche per un periodo di vita limitato.

Non deve parlarsi di chance

In tali casi non � corretto parlare di perdita di chance, perch� il danno deriva non dal mancato conseguimento di qualcosa che il soggetto non ha mai avuto quanto piuttosto dalla "perdita di qualcosa che il soggetto gi� aveva e di cui avrebbe certamente fruito ove non fosse intervenuta l'imperizia del sanitario".


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