Data: 24/07/2018 15:00:00 - Autore: Francesco Pandolfi
Avv. Francesco Pandolfi - Parliamo della situazione nella quale si pu� venire a trovare una persona che subisca, da parte della Prefettura, il mancato rinnovo dell'approvazione dell'esercizio dell'attivit� di guardia particolare giurata e il diniego della licenza di porto d'armi per difesa personale.
Si tratta di una situazione specifica, ma teniamo presente che le regole valgono per tante altre categorie di persone, dal momento che in ballo c'� la condotta dell'amministrazione in generale nei casi in cui questa sia "colposa" e ci sono gli effetti che questa produce in capo alle persone che necessitano di autorizzazioni e ne hanno i requisiti.

Qual � la norma di riferimento

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La regola che disciplina questa specifica situazione � l'art. 138 t.u.l.p.s.

Che succede dopo il no del Prefetto

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Si verifica un problema assai serio: il decreto prefettizio impedisce all'interessato di lavorare.
In pratica gli viene impedito di continuare a prestare l'attivit� lavorativa alle dipendenze dell'istituto di vigilanza presso il quale ha, in precedenza, prestato servizio come vigilante notturno.
Dal canto suo, la Prefettura pu� arrivare a tanto se dispone di informazioni pregiudizievoli sul conto della persona interessata, ritenuta quindi non pi� affidabile: pensiamo ad esempio, alle negative relazioni ed informative rese sulla persona dai Carabinieri, che mostrano alcune sue dubbie frequentazioni sociali.
Fatto questo che determina, alla fine della procedura, la perdita della retribuzione, dell'anzianit� di servizio, della posizione previdenziale e degli incrementi connessi agli scatti di anzianit�, almeno per il periodo di interruzione dal servizio fino alla riassunzione presso l'istituto.

Che cosa fa il datore di lavoro

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In pratica: ricevuta la comunicazione della Prefettura di motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza presentata dal dipendente per i rinnovi, l'ente datoriale lo informa dell'avvio del procedimento di risoluzione del rapporto di lavoro e lo sospende dalle mansioni senza diritto a retribuzione ed anzianit� di servizio.
Quindi, una volta acquisita la notizia del rigetto dell'istanza difensiva dell'interessato, formalizza la definitiva risoluzione del rapporto di lavoro per il difetto del requisito soggettivo di cui al 3 comma dell'art. 138 t.u.l.p.s.

Che cosa pu� fare il lavoratore

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Il dipendente colpito da questo severo e problematico provvedimento pu� presentare un ricorso al tribunale amministrativo regionale competente per territorio, con il quale pu� lamentarsi dell'eccesso di potere della controparte amministrativa per il travisamento dei fatti e per la palese ingiustizia nella valutazione.
Per esempio: quelle dubbie frequentazioni sociali magari sono state del tutto episodiche o involontarie.
Pu� inoltre chiedere la sospensione cautelare del provvedimento, oltre che ovviamente l'annullamento dello stesso.
In caso di rigetto in primo grado, pu� presentare l'appello al Consiglio di Stato.

Che cosa pu� chiedere in causa il dipendente licenziato

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Una volta impiantata la causa nei confronti della Prefettura e del Ministero dell'Interno, il ricorrente pu� chiedere il risarcimento del danno patrimoniale nascente dall'interruzione del rapporto lavorativo.
Nello specifico: pu� chiedere la restituzione delle retribuzioni perse per tutti gli anni in cui � stato fermo e non ha lavorato, inoltre pu� chiedere l'anzianit� di servizio e la contribuzione previdenziale, altres� pu� chiedere gli scatti di anzianit� e servizio.
Per sostenere la domanda risarcitoria, egli pu� mettere in risalto la responsabilit� delle amministrazioni di controparte nell'ambito del procedimento avviato con la domanda di rinnovo dell'approvazione prefettizia di nomina, in quanto un'insufficiente istruttoria le ha portate al veto senza giustificare motivi reali di dubbio sulla sua affidabilit�.

Che cosa pu� fare il Tar

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In casi come questo i giudici individuano la responsabilit� extracontrattuale della pubblica amministrazione per danno da illegittima attivit� provvedimentale, seguendo le regole generali date dagli artt. 2043 c.c. e 30 c.p.a.
I criteri che seguono sono quattro:
1) accertano l'illegittimit� del provvedimento perch� questa integra l'elemento oggettivo dell'illecito,
2) accertano il nesso causale tra decreto del prefetto, sospensione del dipendente e successivo licenziamento,
3) accertano che c'� un danno risarcibile, sotto forma di mancata percezione della retribuzione,
4) accertano la colpa dell'amministrazione per aver emanato un provvedimento illegittimo, lesivo in quanto imparziale, scorretto e in mala fede.

Come viene quantificato il risarcimento

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Abbiamo detto che si tratta di danno patrimoniale e della ricostruzione degli emolumenti spettanti nel periodo oggetto di vertenza.
Per la quantificazione si prende, come punto di riferimento, la retribuzione prevista dal CCNL applicabile.

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