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Data: 04/10/2021 16:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli
Coppia di fatto: cos'è?[Torna su]
Le coppie di fatto hanno ottenuto la possibilità di ufficializzare la loro unione con la legge numero 76/2016, cd. legge Cirinnà, che, oltre ad aver istituito le unioni civili per le coppie omosessuali, ha anche provveduto a regolamentare le convivenze di fatto. La coppia di fatto è una coppia costituita da due soggetti legati sentimentalmente, ma che non hanno formalizzato il loro rapporto con un matrimonio o un'unione civile. Con la legge Cirinnà è stata data loro la possibilità di rendere la propria relazione giuridicamente rilevante senza dover necessariamente convolare a nozze o stipulare un'unione civile. La convivenza di fatto[Torna su]
Tale legge, in particolare, riconosce degli specifici diritti ai conviventi di fatto, intendendo per tali:
La circostanza che nessuno dei conviventi di fatto possa essere sposato comporta che non è possibile considerare convivenza di fatto quella in cui uno dei soggetti coinvolti sia solo separato e non divorziato dal precedente partner. Come si diventa coppie di fatto[Torna su]
La coppia di fatto in sé e per sé non ha nessun riconoscimento giuridico, di conseguenza non bisogna compiere alcuna operazione per diventare una coppia di fatto. Ciò, tuttavia, con la consapevolezza che, non facendo alcunché, per il diritto i due partner non esistono come coppia. Per poter formalizzare il proprio legame divenendo conviventi di fatto, invece, occorre effettuare una specifica dichiarazione all'anagrafe del Comune di residenza, recandosi personalmente negli appositi uffici o inviandola tramite fax o in via telematica. Coppia di fatto: diritti dei conviventi[Torna su]
Il riconoscimento di una coppia di fatto come convivenza di fatto comporta il sorgere in capo ai soggetti interessati di numerosi diritti. Ad esempio, i conviventi di fatto godono dei medesimi diritti che spettano al coniuge nei casi previsti dall'ordinamento penitenziario. Inoltre, in caso di malattia o ricovero gli stessi hanno diritto reciproco di visita, di assistenza e di accesso alle informazioni personali, così come previsto per i coniugi e per i familiari. In caso di malattia o di morte, ciascun convivente può poi designare l'altro quale suo rappresentante, con poteri pieni o limitati, per le decisioni in materia di salute nel primo caso e per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie nel secondo. Altri diritti riguardano la casa di comune convivenza, le graduatorie per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare, la prestazione di opera all'interno dell'impresa dell'altro convivente, la possibilità di essere nominato in alcuni casi tutore, curatore o amministratore di sostegno e il risarcimento del danno in caso di decesso del convivente di fatto derivante da fatto illecito di un terzo. Tutti tali diritti sono dettagliatamente regolati dalla legge Cirinnà. I contratti di convivenzaI conviventi di fatto possono poi disciplinare altri aspetti relativi alla loro vita in comune stipulando un contratto di convivenza, che non può essere sottoposto a termine o condizione e che va necessariamente redatto in forma scritta, a pena di nullità, con atto pubblico o scrittura privata con sottoscrizione autenticata da un notaio o da un avvocato che ne attestano la conformità alle norme imperative e all'ordine pubblico. Con tale documento, in particolare, si possono concordare il luogo di residenza, le modalità di contribuzione di ciascuno alla vita in comune, il regime patrimoniale che regola i loro rapporti. A tale ultimo proposito si precisa che la regola generale è quella della separazione di beni, che può essere derogata in favore della comunione di beni tramite il contratto di convivenza. La risoluzione del contratto può avvenire per accordo delle parti, recesso unilaterale, matrimonio o unione civile tra i conviventi o tra un convivente e altra persona, morte di uno dei contraenti. Coppia di fatto: eredità[Torna su]
L'instaurazione di una convivenza di fatto, tuttavia, non permette in nessun caso alla coppia di fatto di ottenere dei diritti di successione, che non possono neanche essere inseriti nel contratto di convivenza. L'unico modo per nominare erede il proprio partner è quindi quello di fare testamento, avendo cura di non ledere la quota di legittima dei parenti più stretti. Leggi anche: "Contratti di convivenza: guida pratica alla stipula. Con fac-simile" |
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