Data: 28/09/2018 12:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - I vitalizi non esistono più per deputati e senatori eletti dal primo gennaio 2012. Per quelli che ne avevano diritto prima di tale data è previsto un calcolo pro-quota. Il M5S propone l'abolizione anche dei vitalizi ante riforma 2012, ma il principio d' irretroattività e il tema dei diritti acquisiti sembrano impedire ogni tentativo. Prima di addentrarci nel tema degli interventi da mettere in campo, vediamo quali differenze ci sono tra vitalizi e pensioni e qual è il pensiero del n. 1 dell'Inps, Tito Boeri, sulla loro abolizione.

Vitalizi parlamentari

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Chiariamo subito che i vitalizi non sono previsti dalla Costituzione. Essa consente solo alle Camere di organizzarsi autonomamente in virtù del principio dell'autodichia. Risale al 1954 infatti la decisione degli uffici di presidenza di Camera e Senato di riconoscere ai parlamentari che, a causa dell'elezione, dovevano lasciare il lavoro, una somma mensile per supportarli una volta cessati dalla carica. Il diritto al vitalizio si concretizzava al compimento dei 60 anni del parlamentare o del senatore che, per almeno un giorno, aveva ricoperto tale qualifica. Nel 1997 l'importo del vitalizio si abbassa nella misura dell'80% dello stipendio, l'età minima per acquisirne il diritto sale a 65 anni ed è richiesto un periodo minimo di 2 anni e 6 mesi di attività parlamentare. Nel 2007 il diritto al vitalizio varia in base all'anzianità di mandato e la soglia minima di attività parlamentare viene innalzato a 4 anni, 6 mesi e un giorno. Nel 2012 il vitalizio diventa una rendita pensionistica da calcolarsi con il sistema contributivo: quasi 60 anni per trasformare questo privilegio.

Attenzione però, perché la disciplina di chi continua a percepire il vitalizio non prevede il rispetto del sistema retributivo o contributivo stabilito per le pensioni dei lavoratori.

  • I vitalizi infatti sono erogati agli ex-parlamentari ed ex-consiglieri regionali con cinque anni di mandato effettivo e con 65 anni di età che scende a 60 per ogni anno di mandato in più.
  • I vitalizi inoltre non vengono pagati dall'Inps, ma dagli organi di appartenenza del titolare del trattamento.
  • Non solo, a differenza del sistema contributivo che riconosce una pensione commisurata ai contributi versati, i vitalizi mediamente sono pari a 5 volte i contributi versati.

Pensioni parlamentari

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Per tutti i cittadini italiani la pensione di vecchiaia è riconosciuta a chi ha un minimo di 20 anni di contributi versati e un'età anagrafica che negli anni si innalzata fino a 66 anni e 7 mesi. Corrisposta dall'Inps, fino al 1995 veniva calcolata con il sistema retributivo, che prendeva in considerazione la media del reddito di un determinato numero di anni lavorativi. Dal 1996, quando entra in vigore la legge Dini, la pensione è calcolata con il sistema contributivo, ossia commisurata ai contributi versati durante gli anni di lavoro, salvo calcoli pro-quota per motivi temporali.

Per i parlamentari eletti dal primo gennaio 2012 in poi i vitalizi sono stati sostituiti dalla pensione. I requisiti richiesti per maturane il diritto, ossia 65 anni per chi ha concluso un mandato, 60 per chi ne ha avuto più uno sono quelli previsti per i vitalizi. Ad essere diverso rispetto alla disciplina ante riforma 2012 è l'importo in quanto, come per le pensioni dei cittadini, è commisurato ai contributi versati durante il mandato.

Per chi invece aveva già maturato il diritto al vitalizio ed è rimasto in carica dopo il 2012, il calcolo avviene pro-rata. In sostanza la pensione di questi parlamentari è data dalla somma della quota di vitalizio maturata prima del primo gennaio 2012 e della quota calcolata in base ai contributi versati nel periodo successivo.

Irretroattività e diritti acquisiti

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Ogni volta che si parla di toccare i vitalizi ante riforma 2012 non si sente parlare altro che di diritti acquisiti, soprattutto da parte dei senatori più restii, rispetto ai colleghi della camera che hanno approvato il taglio, a rinunciare ai loro diritti. In effetti in Italia vige il principio per cui una legge non può essere retroattiva e disporre per il passato. Una legge che dovesse contravvenire a questa regola sarebbe incostituzionale. Queste le ragioni addotte dagli ex parlamentari, a cui è rivolta la delibera annunciata dal Presidente della Camere Fico, che ricalcolerà il vitalizio per renderlo uniforme al trattamento pensionistico.

Boeri: addio a vitalizi "100 milioni di risparmi"

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Il presidente dell'Inps Tito Boeri, sostenitore della riforma, durante il Consiglio di presidenza del Senato mette in evidenza le caratteristiche dei vitalizi e il risparmio che deriverebbe dall'applicazione dei medesimi parametri contributivi previsti per le pensioni. In effetti i requisiti richiesti per i vitalizi sono assai inferiori di quelli necessari per maturare il diritto alla pensione. Per questo ricalcolare i vitalizi con il sistema contributivo di ex senatori, deputati e consiglieri regionali porterebbe a un risparmio di 100 milioni. Un sistema da cambiare che, secondo Boeri, grava pesantemente sui cittadini, anche perché le leggi attuali non sono sufficienti ad evitare disavanzi importanti nei prossimi dieci anni. Insomma per il presidente Inps il ricalcolo contributivo è "un'operazione, seppur tardiva, che va nella direzione di ridurre gli squilibri strutturali del sistema".

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