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Data: 30/09/2018 21:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate di Annamaria Villafrate - Nell'era della tecnologia sempre e dovunque, spesso si sottovaluta il fatto che non tutti la amano nello stesso modo. Da qui i problemi. Si pubblica su Facebook la foto di un amico che non gradisce, si tagga qualcuno che non lo ha chiesto o si inserisce in un gruppo WhatsApp un conoscente senza chiedergli il permesso. Comportamenti del genere non sono solo potenzialmente "fastidiosi", si tratta di veri e propri illeciti penali e chi vi si oppone ha tutto il diritto di farlo. Contrariamente infatti a quello che si può pensare, in un'era in cui tutto sembra dover essere per forza pubblico, ci sono persone riservate a cui non interessa apparire o divulgare i propri dati a chiunque. Del resto è noto che il diritto tutela privacy, per cui meglio chiedere prima di diffondere informazioni e dati altrui.
Gruppi WhatsApp: serve chiedere il consenso[Torna su]
Chi quotidianamente trascorre gran parte del tempo al cellulare o al computer, chattando con gli amici, scrivendo post sui social network o lavorando, spesso, proprio a causa del distacco fisico che il device crea tra le persone, ignora che anche in questo mondo esistono delle regole. Non è solo una questione di buona educazione, ma di vere e proprie norme giuridiche di comportamento che, se non rispettate, potrebbero creare seri problemi. Chi ama la tecnologia e gli strumenti utilissimi che essa mette a disposizione è convinto che tutti amino trascorrere tutte le ore delle loro giornate davanti al PC o con lo sguardo fisso sullo smartphone. Beh, non è così. Ci sono persone che non amano essere disturbate dai continui trilli dei messaggi o dalle telefonate insistenti, così come quelle che odiano essere taggate sui social o essere inserite in gruppi WhatsApp indesiderati. Non si tratta di spocchia e neppure di odio nei confronti dell'apparecchio tecnologico, semplicemente un desiderio di tranquillità che merita tutto il rispetto possibile. Tutto questo per dire che può capitare di trovarsi inseriti in un gruppo WathsApp, come quello del corso di lingue o degli amici dell'amica che le vogliono fare una festa a sorpresa e venire così subissati da continui messaggi. Da qui però un dubbio: ma chi ha dato il permesso a queste persone d'inserirmi in questa chat? E' possibile opporsi a questa invadenza? Certamente, non solo perché sarebbe educato chiedere il consenso prima di divulgare il numero di telefono di chiunque, ma soprattutto perché chi contravviene a questa regola commette un reato. In un gruppo WhatsApp senza consenso? Attenti alla privacy[Torna su]
Fatta questa doverosa premessa, qual è la norma che vieta l'inserimento di una persona in un gruppo WhatsApp senza il suo preventivo consenso? Si tratta dell'art. 167, capo II - Illeciti penali - intitolato "Trattamento illecito di dati" del Dlgs n. 196/2003 "Codice in materia di protezione dei dati personali" che così dispone:
Ora è evidente che inserire una persona all'interno di un gruppo whatsapp è considerata una forma di comunicazione o diffusione di un dato (il numero di telefono), illecita e quindi penalmente perseguibile. Non ha importanza che la persona che lo diffonde sia un amico al quale noi stessi abbiamo dato il nostro numero di telefono. Costui non è il titolare del numero e quindi del dato personale, pertanto, a meno che non abbia il nostro preventivo consenso non può comunicarlo o diffonderlo a nessuno. Il numero di telefono è un dato personale[Torna su]
Del resto come precisato anche sul sito del Garante privacy "Con l'evoluzione delle nuove tecnologie, altri dati personali hanno assunto un ruolo significativo, come quelli relativi alle comunicazioni elettroniche (via Internet o telefono) e quelli che consentono la geo localizzazione, fornendo informazioni sui luoghi frequentati e sugli spostamenti." Interpretazione condivisa anche dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 21839/11 del 01.06.2018) secondo la quale tutti i dati personali sono protetti dalla privacy. Ragion per cui, se il titolare di un numero telefonico di rete fissa o mobile non lo vuole rendere pubblico, chi lo diffonde senza il suo preventivo consenso è sanzionabile. Leggi anche: - Quando lo sfogo su WhatsApp può costare il licenziamento - Whatsapp: ecco i divieti che tutti ignorano - WhatsApp vietato ai 16enni dal 25 maggio |
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