Data: 12/10/2018 12:30:00 - Autore: Francesco Pandolfi
Avv. Francesco Pandolfi - Capita di ascoltare notizie di cronaca dove si viene informati di incidenti sul lavoro, anche gravi.
Ebbene, quando si verificano queste vicende, ad un tempo dolorose e problematiche, la prima cosa a cui si pensa è come sia potuto accadere e di chi possa essere la responsabilità per un evento del genere.
La Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione ha affrontato e risolto un caso di questo tipo: con la sentenza n. 25102 del 10 ottobre 2018 ha messo in luce i profili della responsabilità del datore nel momento in cui omette di formare ed informare il dipendente e, allo stesso tempo, la logica risarcitoria che ne consegue.
Prendiamo allora spunto da questa importante pronuncia per fissare i criteri di base della responsabilità datoriale focalizzandoci sui riflessi della condotta e, in ultima analisi, sul risarcimento spettante ai congiunti della vittima del sinistro.
Indice:

Obbligo di informazione del lavoratore: il processo

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Come si può immaginare, una vicenda del tipo descritto non è certo semplice da risolvere sul piano giuridico: si deve per forza di cose ricorrere ad un processo, come del resto si è verificato per il caso trattato dalla Cassazione e qui preso come punto di riferimento.
Il percorso processuale tante volte può non essere lineare, dal momento che si possono susseguire rigetti ed accoglimenti, nei vari gradi, della domanda risarcitoria.
Ad esempio, nel caso che ci accompagna: in primo grado la domanda dei parenti della vittima viene rigettata in quanto si ritiene esclusa la responsabilità del datore; la Corte d'Appello giunge invece ad una conclusione diversa ed accoglie l'appello, condannando l'azienda al risarcimento in favore dei genitori della persona deceduta.
La Cassazione, infine, conferma la responsabilità del datore.

Obbligo di informazione del lavoratore: il datore

Le norme fissano, dice la Corte, un principio chiaro.
Il datore è sempre responsabile dell'infortunio occorso al lavoratore, anche quando questo sia ascrivibile non solo a disattenzione, ma anche a imperizia, negligenza e imprudenza.
Per dirla in altri termini: il datore è esonerato da ogni responsabilità solo quando il comportamento del lavoratore assuma caratteri di abnormità ed esorbitanza, necessariamente riferiti al processo lavorativo tipico e alle direttive ricevute, in modo da porsi quale causa esclusiva dell'evento.

Obbligo di informazione del lavoratore: il rischio elettivo

La Corte richiama, a proposito del caso di esclusione della responsabilità datoriale, il cosiddetto rischio elettivo.
In pratica si riferisce alla particolare situazione nella quale il datore rimane esonerato da responsabilità in quanto il lavoratore ha assunto una condotta personalissima, avulsa dalla prestazione lavorativa, oppure riconducibile alla prestazione ma intrapresa volontariamente in base a ragioni e motivi assolutamente personali, al di fuori del lavoro e prescindendo dall'attività lavorativa predetta.

Obbligo di informazione del lavoratore: il dipendente

Per cogliere i principi che illustrano la posizione del lavoratore nel quadro della vicenda sinistrosa, torniamo un attimo indietro e fermiamo l'attenzione sulla pronuncia di secondo grado che ha preceduto la sentenza 25102 di ottobre.
La Corte d'appello ha, in pratica, individuato il fondamento della responsabilità del datore di lavoro nella violazione degli obblighi di formazione ed informazione del dipendente.
Questi obblighi hanno la loro fonte negli artt. 36 e 37 del D. Lgs. nr. 81 del 2008 quanto ai pericoli connessi allo svolgimento della specifica attività lavorativa e alle misure di sicurezza per prevenirli, specie se nel caso concreto l'esperienza del lavoratore non sia sufficiente ad escludere l'evento come quello che, poi, si verifica e infligge un danno mortale (dinamica dell'incidente: il lavoratore decede mentre è addetto all'operazione di prelievo, con una macchina operatrice -c.d. carro desilatore-, del mangime stoccato in apposita area, investito da un ammasso franato dal cumulo del mangime medesimo).

Obbligo di informazione del lavoratore: i principi di diritto

Dal caso trattato si possono ricavare gli insegnamenti della Suprema Corte riguardanti il delicato tema:
A) gravano sul datore gli obblighi di informazione del lavoratore, al fine di evitare il rischio specifico della lavorazione,
B) la colpa del lavoratore non esclude quella del datore, se questi non dimostra di aver fornito tutte le necessarie istruzioni per evitare di commettere un errore causa dell'infortunio,
C) il datore non risponde solo nel caso in cui il lavoratore abbia assunto un comportamento abnorme.

Obbligo di informazione del lavoratore: il risarcimento

La domanda di risarcimento del danno per decesso del congiunto può essere articolata dai familiari superstiti in proprio e come eredi del decuius.
Nel caso che funge da esempio i genitori, a seguito della riforma della sentenza di rigetto di primo grado da parte della Corte di Appello, ricevono euro 154.300,00 ciascuno, mentre il fratello riceve euro 22.340,00 oltre accessori di legge.

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