Data: 13/11/2018 16:00:00 - Autore: Roberto Paternicò
di Roberto Paternicò - La "scommessa" consiste nel puntare somme di denaro su un risultato aleatorio e l'"alea" rappresenta un rischio e/o una sorte incerta (un gioco d'azzardo). Gli italiani, a tal proposito, si sono rivelati negli ultimi anni, grandi scommettitori e pare che il nostro Paese sia risultato al primo posto in Europa (96/100 miliardi circa è la raccolta complessiva dei giochi in Italia negli anni 2000-2017) battendo, anche, il Regno Unito la cui tradizione secolare consente di puntare su qualunque cosa. In tempi di crisi, sembra essere la migliore soluzione.
In linea, quindi, con tale tendenza italica, anche, il Governo pare scommettere contro il debito pubblico che si attesta intorno al 131% (2.300 miliardi circa) e nel Ddl Bilancio di previsione dello Stato 2019-2021 (A.C.1334 sotto allegato) ne espone le "puntate", scusate, i termini.

Azzardare per spendere o valutare dove e come spendere per recuperare efficienza?

L'Italia, anche, in passato non era la Cenerentola dell'Europa, ma doveva adattarsi, continuamente, a causa di una non sempre oculata gestione politica, dedita, prevalentemente, a soddisfare più o meno tutti i settori sociali e in particolar modo finanziare la Pubblica Amministrazione (bacino di posti di lavoro e voti, spesso mal distribuiti), ma con una scarsa visione dell'intero sistema. Si generava così un continuo aumento dei costi, in molti casi non produttivi anzi dannosi per l'efficienza Paese, con l'abbondante creazione di sovrastrutture (cd.burocrazia) che causano tutt'oggi una progressiva perdita di competitività del sistema produttivo italiano. Per far fronte a questo "modus operandi" si ricorreva alle varie svalutazioni della lira, per riequilibrare la bilancia commerciale e quella dei pagamenti. Il tutto, naturalmente, realizzando un deprezzamento della moneta rendendo più costose le merci importate, con qualche effetto sull'inflazione e con la convinzione di una ripresa dell'esportazione sui mercati esteri con effetti positivi sulla bilancia commerciale e sull'economia interna del paese. Una teoria sull'export da valutare, sempre, con prudenza poiché i mercati non reagiscono sempre e solo al tasso di cambio, ma anche ad altri fattori come, ad esempio, la domanda globale, le misure protezionistiche, etc..
Quando si parla di riforme strutturali, queste, vengono, spesso, confuse con il concetto di "austerity" e quindi "sacrifici, lacrime e sangue" mentre in realtà sono il sinonimo di profonde riforme di alcuni essenziali nodi operativi dello Stato che incidono profondamente sulla capacità di una nazione di poter competere facilitando la vita ai cittadini, alle imprese e agli operatori professionali ed economici in genere. Riformare significa, anche, eliminare il sovrabbondante e/o l'inutile, a volte dannoso, per creare processi di gestione lineari ed efficaci per la macchina pubblica (Stato, Regioni, Provincie, Comuni, enti, società pubbliche, etc.) la cui attuazione richiederebbe, comunque, la rielaborazione della nostra Costituzione. Ipotesi che fa inorridire i più.
L'efficienza e la capacità di competere nel Mondo, oggi, viene richiesta sia dagli investitori che dai finanziatori, non solo alle imprese o agli operatori economici, ma anche agli stessi Stati, siano essi soli o partecipi dell'Unione europea.

Cosa raccomanda l'Unione Europea all'Italia?

Con Raccomandazione del 23.5.2018 il Consiglio Europeo chiede:
"1. Assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non superi lo 0,1% nel 2019, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del PIL. Utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL. Spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati. Intensificare gli sforzi per ridurre l'economia sommersa, in particolare potenziando i pagamenti elettronici obbligatori mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti. Ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica al fine di creare margini per l'altra spesa sociale.
2.Ridurre la durata dei processi civili in tutti i gradi di giudizio razionalizzando e facendo rispettare le norme di disciplina procedurale, incluse quelle già prese in considerazione dal legislatore. Aumentare l'efficacia della prevenzione e repressione della corruzione riducendo la durata dei processi penali e attuando il nuovo quadro anticorruzione. Assicurare il rispetto del nuovo quadro normativo per le imprese di proprietà pubblica e accrescere l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali. Affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore dei servizi, anche mediante una nuova legge annuale sulla concorrenza.
3.Mantenere il ritmo della riduzione dell'elevato stock di crediti deteriorati e sostenere ulteriori misure di ristrutturazione e risanamento dei bilanci delle banche, anche per gli istituti di piccole e medie dimensioni, e attuare tempestivamente la riforma in materia di insolvenza. Migliorare l'accesso delle imprese ai mercati finanziari.
4.Accelerare l'attuazione della riforma delle politiche attive del lavoro per garantire parità di accesso a servizi di assistenza nella ricerca di lavoro e alla formazione. Incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale, razionalizzando le politiche di sostegno alle famiglie ed estendendo la copertura delle strutture di assistenza all'infanzia. Promuovere la ricerca, l'innovazione, le competenze digitali e le infrastrutture mediante investimenti meglio mirati e accrescere la partecipazione all'istruzione terziaria professionalizzante."

Cosa ne pensa la Corte dei Conti?

La Corte dei Conti con audizione sul D.L. Bilancio di previsione dello Stato 2019-2021 conclude:
"Con il disegno di legge di bilancio e il decreto-legge 119/2018 il Governo dà attuazione alla strategia preannunciata a fine settembre con la Nota di aggiornamento del DEF e delineata a metà di ottobre con il DPB. Una strategia che, pur prevedendo una riduzione del debito, opta, come si è osservato in precedenza, per una significativa deviazione dal percorso di miglioramento del saldo sia nominale che strutturale rispetto a quanto previsto nel DEF di aprile. Ciò con l'obiettivo di stimolare una maggiore crescita economica e un migliore quadro occupazionale, e di affrontare le principali aree di difficoltà che sono conseguenti alla crisi economica e, nella lettura del governo, ai provvedimenti assunti per arginarne gli effetti sui conti pubblici.
L'ampliamento del disavanzo e la maggiore crescita economica caratterizzano nei Documenti citati il quadro programmatico che evidenzia a fine periodo un miglioramento del rapporto debito Pil. Come ricordato in premessa, una prospettiva che deve oggi confrontarsi con le più recenti tendenze della crescita a livello mondiale. Naturalmente, il giudizio su tale scelta di fondo non può essere astratto, ma richiede una puntuale valutazione dell'impianto operativo della manovra di bilancio ora all'esame del Parlamento.
Nello scenario proposto, l'uscita dal percorso di aggiustamento nel triennio di previsione è percepibile nei suoi contorni finanziari ma non è ancora pienamente valutabile nelle sue caratteristiche specifiche. Il 44 per cento della manovra (oltre l'86 per cento della maggiore spesa corrente), la parte che riguarda il reddito di cittadinanza e la revisione del sistema pensionistico, troverà attuazione in provvedimenti collegati che saranno presentati in seguito: la valutazione potrà essere condotta, quindi, solo quando saranno note le caratteristiche degli interventi previsti e si potrà apprezzare la adeguatezza delle risorse stanziate.
Come si è visto, le misure di maggior rilievo già delineate sono riconducibili a tre obiettivi principali: il rilancio degli investimenti pubblici, anche semplificando le regole per il contributo delle amministrazioni territoriali agli obiettivi di finanza pubblica, il potenziamento delle dotazioni di personale dei principali apparati pubblici e la riduzione del prelievo fiscale sui consumi e sui redditi delle imprese individuali.
Un tratto accomuna le scelte che caratterizzano questi interventi: il ricorso a cambiamenti di strumenti piuttosto che di obiettivi; una modifica che, tuttavia, dovrebbe essere sempre sorretta da una analisi delle ragioni alla base delle difficoltà di funzionamento delle misure che si intendono sostituire e/o delle modifiche che si intende apportare nel ridisegno dei diversi settori del comparto pubblico.
Il ricorso a nuove strutture organizzative da avviare e la necessità di ridisegnare il funzionamento dei nuovi strumenti può incidere non solo sul costo, ma anche sui tempi di avvio, e, in definitiva, sulla efficacia degli interventi. E ciò in una fase in cui il successo delle scelte assunte con la manovra è strettamente legato alla capacità di stimolare l'economia.
Al fine di rispondere a criticità sul piano sociale – oltre che all'urgenza di riavvio delle opere pubbliche – la manovra sceglie di concentrare le risorse su limitati interventi. Tale polarizzazione tuttavia si traduce in una carenza di risorse per affrontare nodi irrisolti e/o per garantire un adeguato livello dei servizi in comparti essenziali per la collettività.
Il riavvio delle assunzioni nel settore pubblico se da un lato sembra rispondere, specie in taluni comparti, all'esigenza di far fronte a riconosciute carenze degli organici dovrebbe, tuttavia, inquadrarsi in un ridisegno degli assetti organizzativi della pubblica amministrazione dando piena attuazione, come più volte sollecitato dalla Corte, alle indicazioni contenute nella legge 124/2015.
Positivo è l'intento di semplificare il quadro delle norme che regolano il contributo degli enti territoriali agli obiettivi di finanza pubblica; ciò richiederebbe tuttavia un adeguamento del quadro normativo previsto con la legge 243 per evitare le criticità che potrebbero derivare dal permanere di antinomie.
Sul fronte dei consumi e degli investimenti privati, numerosi interventi riguardano la conferma di agevolazioni esistenti (riqualificazione energetica degli edifici, per le ristrutturazioni edilizie, per il consolidamento antisismico, ecc.) e l'introduzione di nuove agevolazioni.
Positiva è la conferma delle iniziative nella direzione della cosiddetta Industria 4.0. Andrebbero, comunque, preservate alcune misure di incentivazione che hanno mostrato una elevata efficacia.
Con riguardo alle coperture si conferma il rilievo delle misure di contrasto all'evasione, segnatamente tramite lo strumento della fatturazione elettronica nei rapporti tra privati di cui con il DL 119/2018 si è prevista l'estensione. La Corte più volte in passato ha sottolineato come la lotta all'evasione fiscale costituisca una priorità assoluta dell'azione pubblica; e tuttavia essa presenta dei limiti quando è usata come tipologia di copertura soprattutto per l'inevitabile incertezza nella realizzazione dei risultati attesi. Va comunque riconosciuto che tali interventi inducono stabili modificazioni strutturali in direzione di un significativo progresso verso il necessario contenimento dell'evasione. A tal fine occorre prestare grande attenzione affinché l'intervento normativo sia accompagnato da una attività affidata all'amministrazione finanziaria che dia ulteriore efficacia all'utilizzazione piena dei dati acquisiti.
Quanto al complessivo fronte delle entrate, occorrerebbe un chiaro ed organico disegno programmatico in grado di offrire punti di riferimento certi e stabili per gli operatori economici. Sia per le famiglie che per le imprese e la competitività del sistema produttivo considerato nel suo assieme - ivi compreso il settore finanziario e creditizio che tanta parte gioca nel sostegno delle PMI - resta centrale l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale e contributiva. Nel 2019, essa dovrebbe restare sostanzialmente stabile sui valori preconsuntivati per l'anno in corso (41,9 per cento), un risultato che sconta tuttavia l'attesa robusta crescita del Pil nominale (l'effetto denominatore).
Occorrerebbe, infine, una incisiva azione sul fronte della razionalizzazione della spesa nelle sue componenti meno funzionali al sostegno della crescita. I risparmi previsti a copertura della manovra puntano soprattutto su rimodulazioni e riprogrammazioni o riduzioni di stanziamenti di fondi ancora da ripartire ripetendo su questo fronte scelte del passato volte a rinviare l'adozione di una effettiva individuazione delle aree meno funzionali ai compiti propri dell'amministrazione pubblica. "
Da osservare, a titolo di cronaca, che nel periodo 2014-2017 si razionalizzava la spesa pubblica di circa 40 miliardi peccato, pero', che il Parlamento, nel contempo, aveva aumentato la stessa per un importo praticamente identico. Le spese dello Stato (DEF 2017) si attestavano a circa 843 miliardi di euro, pari al 49,1 % del PIL.
In particolare, la spesa in conto capitale (investimenti fissi lordi e contributi per gli investimenti) che rappresenta il capitale produttivo del Paese si attestava a soli 61 miliardi di euro, il resto: prestazioni sociali (343 miliardi), redditi da lavoro dipendente (166 miliardi), consumi intermedi (137 miliardi), interessi passivi che servono a finanziare il debito, es.titoli di stato (65 miliardi, in aumento secondo le previsioni) ed altre spese correnti (67 miliardi).
Infine e tanto per fornire uno dei tanti possibili esempi di come si possono perdere soldi in assenza del necessario disboscamento di leggi e regolamenti, nel funzionamento della pubblica amministrazione, si può fare riferimento alle risorse europee stanziate per i programmi 2014-2020 da erogare con l'ausilio dell'Agenzia per la coesione territoriale. Questo Organismo ha l'obiettivo di fornire supporto all'attuazione della programmazione comunitaria e nazionale alle Amministrazioni centrali e regionali titolari di programmi operativi e agli enti beneficiari degli stessi. Insomma, con il ritardo di 19 programmi per il 2018, si rischia di perdere miliardi non spesi che torneranno alla UE, anche, grazie al ginepraio burocratico di farraginose procedure e con una nutrita squadra di componenti il Comitato di sorveglianza (un presidente, due dirigenti dell'Ente, due dirigenti dell'Agenzia delle Entrate, trenta membri tra i rappresentanti dei ministeri e associazioni come quelle dei Comuni nonché cinquanta rappresentanti dell'Abi, Confindustria, Cgil, Arci, etc.). Disputare, disputare... diceva Ugo Zatterin.
"Se volessimo affrontare la questione dal lato dell'equità sociale (e sbaglieremmo a separare questa dall'efficienza produttiva: prima bisogna far crescere la torta e poi pensare a come tagliarla) .." (S.Rossi - Elogio alla divulgazione).


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