Data: 23/11/2020 14:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

Debito pubblico: definizione

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Con il termine debito pubblico si indica quello che uno Stato ha nei confronti di soggetti economici interni (risparmiatori, imprese, istituti di credito) o stranieri (Stati esteri) nel momento in cui costoro ne acquistano i titoli, come BOT, BTP, CCT, CTZ e altri. Quando ad acquistare i titoli dello Stato che necessita di fondi sono soggetti interni, il debito si definisce "interno", se invece sono gli Stati esteri a fare credito allora si parla di debito "estero". Al debito "dell'amministrazione centrale" si affianca inoltre quello "dell'amministrazione periferica", perché contratto dagli enti locali e territoriali.

Semplificando, il debito pubblico è paragonabile a quello privato ed è il risultato di politiche che danno origine a spese superiori rispetto alle entrate derivanti da finanziamento. Il debito pubblico si forma infatti nel momento in cui, per coprire il disavanzo, che si crea quando il gettito derivante dalle imposte non riesce a far fronte alla spesa pubblica, lo Stato inizia a emettere titoli, che oltre al rimborso a scadenza, prevedono il pagamento di un tasso d'interesse.

Debito pubblico italiano

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Chi pensa che il debito pubblico sia un fenomeno recente si sbaglia di grosso.

Il debito pubblico italiano, in particolare, ha origini assai lontane. Dall'unificazione del 1861 gli abitanti del meridione d'Italia infatti sono stati costretti ad accollarsi i debiti del Regno di Sardegna. Seguono poi periodi di politiche che mirano al pareggio e programmi di risanamento, che hanno però scarso successo. Risultati positivi sono riscontrabili nel periodo compreso tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900, grazie allo sviluppo dell'economia, alla raccolta di risparmio postale e a politiche sociali che producono un miglioramento generale delle condizioni di vita della popolazione.

L'arrivo della guerra provoca un incremento notevole della spesa. Anche il periodo del fascismo si caratterizza per un forte disavanzo a causa dell'incremento della spesa militare. Terminata la fase del secondo conflitto mondiale, il bilancio chiude per anni in disavanzo, con un lieve e temporaneo miglioramento attorno agli anni 50'. A fasi alterne, nei decenni successivi, il debito pubblico subisce variazioni in positivo e in negativo, fino ad arrivare ai primi anni del 90' in cui, dopo una pesante svalutazione della lira, viene messa in campo una politica di riequilibrio che produce effetti solo momentanei. Insomma il debito pubblico, di fatto, non è mai stato azzerato completamente.

Spiegazione

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Per comprendere al meglio la situazione attuale occorre a questo punto chiarire il significato di alcuni termini per evitare di fare confusione. In particolare, quando si parla di deficit pubblico si fa riferimento alla differenza tra le entrate e le uscite per la spesa pubblica. Per cui, se uno Stato spende più di quanto incassa si crea un deficit di bilancio, che si contrappone al surplus, che si ham invece, quando le entrate superano le spese.

Ora, nel momento in cui uno Stato ha un deficit di bilancio, tenterà di correre ai ripari per tentare di colmarlo attraverso l'emissione di titoli, ovvero prestiti che possono essere acquistati dai cittadini stessi o da Stati esteri. Il debito pubblico, quindi, è l'accumularsi dei deficit passati, al netto del surplus, risultante in un determinato momento.

Chiarito questo occorre passare al rapporto tra il debito pubblico e il Pil, che è un dato necessario per capire se un Governo ha la possibilità di ripagarlo. Questo perché più il rapporto debito/Pil sale più lo Stato ha difficoltà a ripagarlo e per farlo è costretto a imporre sempre più tasse per non farlo salire ulteriormente.

Rapporto deficit / Pil

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ll debito pubblico serve a finanziare il deficit del paese e, per questo motivo, quando si vuole giudicare lo stato di benessere o meno di uno Stato è importante verificare non solo, come visto, il rapporto debito / Pil, ma anche il rapporto deficit / Pil.

Come vedremo a breve, infatti, le normative europee impongono anche a tale secondo parametro di restare al di sotto di una soglia prestabilita.

Patto di stabilità e crescita

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A questo punto è necessario capire che cosa c'entra il debito pubblico con l'Europa e che cos'è il patto di stabilità. Dunque, il Patto di stabilità e crescita (PSC) sottoscritto nel 1997 dai paesi dell'Unione monetaria Europea è un accordo che prevede un controllo sulle politiche economiche e monetarie degli Stati aderenti che, soddisfatti i parametri di Maastricht e adottata la moneta unica, si sono impegnati a rispettare le seguenti regole di bilancio:

• deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL inferiore al 3%);

• debito pubblico inferiore al 60% del PIL (rapporto debito/PIL non superiore al 60%).

Tutto chiaro, ma cosa succede se qualcuno, come accaduto in diversi paesi nel periodo della crisi economica iniziata nel 2008, non rispetta i parametri del patto? Per evitare che i parametri richiesti dal Patto di stabilità vengano superati è stata prevista una procedura, con funzione preventiva, per i disavanzi eccessivi (PDE), la cui disciplina è contenuta nell'art. 126 (ex articolo 104 TCE) del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea.

Procedura disavanzi eccessivi

In particolare, il comma 2 del predetto articolo prevede che:

"La Commissione sorveglia l'evoluzione della situazione di bilancio e dell'entità del debito pubblico negli Stati membri, al fine di individuare errori rilevanti. In particolare esamina la conformità alla disciplina di bilancio sulla base dei due criteri seguenti:

a) se il rapporto tra il disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e il prodotto interno lordo superi un valore di riferimento, a meno che

  • il rapporto non sia diminuito in modo sostanziale e continuo e abbia raggiunto un livello che si avvicina al valore di riferimento,
  • oppure, in alternativa, il superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il rapporto resti vicino al valore di riferimento;

b) se il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo superi un valore di riferimento, a meno che detto rapporto non si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di riferimento con ritmo adeguato."

Qualora uno Stato violi anche uno solo dei criteri previsti dalla norma o nel momento in cui la Commissione ritenga che, nonostante il rispetto dei descritti criteri, ci sia comunque il rischio di disavanzo eccessivo, essa redige una relazione (sulla quale esprime un parere il comitato economico e finanziario) e informa il Consiglio, che in caso di persistente disavanzo, con raccomandazione, invita il Paese trasgressore a porre fine a detta situazione in un tempo determinato. Nel caso in cui lo Stato dovesse continuare poi a disattendere le raccomandazioni del Consiglio, questo può intimalo ad adottare le misure necessarie per porre fine al disavanzo, invitandolo a presentare relazioni a scadenze determinate. In caso di persistente violazione il Consiglio, tra le altre misure possibili, può infliggere allo Stato interessato ammende d'importo decisamente consistente.

Debito pubblico: classifica

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Secondo un'indagine svoltasi alla fine del 2019, l'Italia si colloca al terzo posto per il peso del debito pubblico pro capite, che è pari a 62.667 dollari a parità di potere d'acquisto. Per l'81% si tratta di titoli di debito.

La classifica vede al primo posto il Giappone (90.000 dollari), seguiti dagli Usa (circa 65.000 dollari).

Se, invece, consideriamo la percentuale di debito pubblico lordo in relazione al PIL, l'Italia si colloca al sesto posto (133,2%). Davanti a lei ci sono:

  • Giappone (237,7%),
  • Sudan (207%),
  • Grecia (176,6%),
  • Eritrea (165,1%),
  • Libano (155,1%).

Debito pubblico 2020

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Nel 2020, il debito pubblico italiano ha conosciuto un record negativo, superando la soglia dei 2.500 miliardi.

A gennaio 2020 si è partiti da 2.410 miliardi e, con un trend che è stato pressoché sempre in crescita (tranne una flessione riscontrata ad aprile), è arrivato a 2.508 miliardi nel mese di giugno per poi continuare a salire ancora.

Coronavirus e impatto sul debito

Sul debito pubblico 2020 ha inciso in maniera significativa la pandemia da coronavirus.

In conseguenza della pandemia, infatti, si prevede che entro la fine del 2020 il rapporto debito pubblico / Pil arriverà al 155%, a fronte del 134,8% del 2018. Le cause di ciò vanno rinvenute, principalmente, nel blocco degli investimenti e della produzione e nella crescita della spesa pubblica.

Debito pubblico e quantitative easing

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Tra gli strumenti a supporto degli Stati che non riescono a sostenere adeguatamente il proprio debito pubblico possiamo segnalare il quantitative easing (o alleggerimento finanziario), che è uno strumento che le banche centrali mettono in atto per stimolare le crescita economica, dell'occupazione e dell'inflazione.

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