Data: 11/12/2018 15:30:00 - Autore: ALESSANDRA DONATELLO

Avv. Alessandra Donatello - La mediazione non � solo un metodo di gestione dei conflitti, intesi come vere e proprie controversie che nascono tra i "grandi" e che, come tale, si pu� sviluppare solamente quando ormai, tra adulti, si � giunti ad un passo dall'iniziare una causa in tribunale.

Questo � il panorama prevalente a cui siamo - purtroppo - abituati perch� � ancora troppo poco diffusa, nel nostro Paese, la cultura della mediazione.

Senz'altro, non vi pu� essere cultura laddove non vi sia prima e contestualmente, un'educazione alla mediazione, intesa nella sua accezione pi� ampia, come la capacit� di gestire i conflitti.

Da dove iniziare nel percorso educativo se non dalle scuole?

In un mondo, come quello attuale in cui viviamo, in cui risulta sempre pi� spesso difficile confrontarsi con gli altri, insegnare ai ragazzi che la gestione di un conflitto non deve essere necessariamente un percorso negativo ma che, al contrario, pu� trasformarsi in qualcosa di positivo, dovrebbe rappresentare una priorit� per l'elaborazione dei piani educativi che coinvolgono i nostri giovani.

L'educazione alla legalit�, la comprensione che si pu� risolvere un problema con un compagno di scuola, con un professore, con i propri genitori, � il primo passo per acquistare quella consapevolezza di s� che fa diventare adulti.

La gestione del conflitto � un'abilit� e come tutte le abilit� bisogna prima apprenderle e, successivamente, allenarsi a svilupparle.

Esperienze progettuali che coinvolgono in questo senso i ragazzi, ma anche gli adulti con cui si interfacciano quotidianamente, hanno avuto esiti molto positivi.

Come segnalato dal Garante dell'Infanzia al termine di vari progetti, la mediazione "va introdotta nei programmi scolastici come materia di studio al fine di formare i giovani affinch� possano acquisire capacit� di ascolto e siano cos� coinvolti, in maniera attiva, nella gestione dei conflitti a scuola".

Trasformare l'approccio da competitivo a cooperativo � la chiave per educare al fatto che il conflitto fa parte, in maniera immanente, della natura umana e proprio per questo non deve essere inteso come elemento negativo.

Esso, si pu� dire, nasce come naturale risvolto del confronto tra esseri umani differenti e si trasforma in elemento negativo solo quando non si � in grado di capire che va inteso come opportunit� per comprendere che ci sono altre posizioni oltre alle nostre. Ma anche che, seppure vi sono posizioni divergenti, l'ascolto altrui ed il coraggio di mettersi in gioco permette di ricostruire i legami spezzati a causa del conflitto.

Mi piace considerare il momento del conflitto come una sorta di sliding doors: la scelta di come gestirlo cambier� completamente il nostro rapporto con l'altro e influenzer� in un verso o, nell'altro, la nostra vita.

Possiamo scegliere se renderci responsabili verso noi stessi e gli altri e quindi costruire un piccolo pezzo di maturit� ad ogni conflitto, oppure chiuderci nei nostri bisogni, nelle nostre posizioni e rimanere ancorati solo a noi stessi.

La mediazione in ambito scolastico serve a tutto questo: imparare a riparare un danno.

In ambito giuridico, tra gli altri, si segnala il lavoro che, anche su questi temi, viene svolto dagli Osservatori sulla giustizia civile.

All'ultimo coordinamento nazionale, svoltosi a Bologna lo scorso 1� dicembre, � stata ribadita l'importanza della interazione dei gruppi di lavoro che si occupano di "famiglia" e quelli che si occupano di "a.d.r." (alternative dispute resolution), ci� ad evidenziare l'enorme comunanza che lega e deve legare questi due aspetti.

Allo stesso tempo, nell'ambito dei gruppi "a.d.r.", si � particolarmente posta l'attenzione all'educazione alla gestione dei conflitti, su cui gi� all'assemblea nazionale di Reggio Emilia del giugno scorso, erano stati enucleati i progetti gi� svolti insieme a quelli nuovi che toccano tutte le realt� scolastiche (dalla scuola primaria all'universit�), ma anche la formazione di tutti i professionisti che possono essere coinvolti, ciascuno nel proprio ruolo, nel conflitto.

L'educazione alla mediazione risponde al bisogno di ascolto che i giovani hanno, oltre che al loro desiderio di essere coinvolti nella ricerca di soluzioni ai conflitti che vivono; hanno bisogno di diventare grandi ed il ruolo che la scuola ha � quello di dare loro gli strumenti per riuscire a farlo, evitando di assuefarsi ad una indiscriminata protezione tout court che non li rende capaci di tollerare il conflitto e di superarlo, ma, al contrario, favorisce quella pericolosa sliding door che pu� rappresentare l'anticamera del bullismo.

Avv. Alessandra Donatello

avvocato e mediatore civile e commerciale in Piacenza

alessandra.donatello@gmail.com



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