Data: 27/12/2018 08:32:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Nel momento in cui la coppia entra in crisi, meglio trovare un accordo e addivenire a una separazione consensuale. Chi opta infatti per una separazione giudiziale, nella speranza di spuntare condizioni più favorevoli per se stesso, a discapito dell'ex coniuge, dimentica che è molto meglio lasciarsi senza troppi traumi, soprattutto se ci sono figli. Spesso gli uomini dimenticano che le donne hanno dei diritti, che non sono riconosciuti in misura superiore rispetto a loro, anche sembra così. Ciò che cerca di fare la legge è di riequilibrare una situazione che, il più delle volte, parte svantaggiata per la moglie, spesso nullatenente, senza un lavoro stabile e lasciata sola a provvedere alla cura dei figli.

I diritti della donna se il matrimonio entra in crisi

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Vediamo quindi quali sono i diritti della donna se il rapporto va in crisi, precisando che:

  • con la separazione vengono meno alcuni obblighi del matrimonio, come la fedeltà e la convivenza, mentre altri, come il dovere di assistenza materiale permangono;
  • mentre con il divorzio il vincolo matrimoniale si scioglie definitivamente, persistendo solo l'obbligo assistenziale soddisfatto con la corresponsione dell'assegno divorzile, in favore del coniuge non autosufficiente, per aver rinunciato, a causa degli impegni familiari, alla propria carriera lavorativa.

Diritto al mantenimento

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Alla moglie separata spetta il mantenimento che deve, tendenzialmente, garantirle lo stesso tenore di vita goduto durante il matrimonio, naturalmente, tenendo conto delle effettive possibilità economiche del marito e in ogni caso, fino a quando non instauri una nuova convivenza stabile con un altro uomo.

Il diritto al mantenimento però non spetta sempre alla donna. Esso infatti nono è previsto se alla donna viene addebitata la separazione, per aver violato uno degli obblighi derivanti dal matrimonio: assistenza morale e materiale, fedeltà e coabitazione.

Diverse le finalità dell'assegno divorzile, che deve garantire alla donna solo l'autosufficienza economica del beneficiario, a meno che non abbia rinunciato alla carriera, per occuparsi della casa e dei figli. In questo caso infatti l'assegno deve tenere conto del contributo offerto.

Ne consegue che, se la donna ha un lavoro ed è in grado di mantenersi decorosamente da sola, l'assegno divorzile può anche esserle negato.

Diritto alla casa coniugale

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Alla donna spetta vivere nella casa coniugale, anche se intestata interamente al coniuge, se il giudice ha deciso la collocazione dei figli presso di lei, perfino se le è stata addebitata la separazione. In questo caso infatti la legge tutela prima di tutto i minori.

Diritto all'affidamento dei figli

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In genere, anche se i figli vengono collocati presso la madre l'affido è condiviso, a meno che il padre non si riveli pericoloso o comunque negativo per un corretto sviluppo psico fisico dei minori. Fatti quindi salvi questi casi particolari, se l'affido è condiviso, entrambi i genitori hanno il diritto di esprimere la loro opinione per quanto riguarda le scelte più importanti per la vita dei figli, la loro educazione e il percorso di studi.

Insomma la regola prevede che i minori, proprio per il ruolo di cura e ascolto della madre vengano affidati a entrambi i genitori e collocati presso la donna, anche se, nel caso in cui i figli abbiano superato i 12 anni di età, il giudice è tenuto a sentirli, perché la loro opinione può essere determinante ai fini della decisione.

Nel divorzio, per quanto riguarda l'affido dei figli, le regole sono le stesse della separazione.

Diritto a ricevere un contributo per il mantenimento dei figli

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Nel momento in cui il giudice colloca i figli presso la madre, assegnataria altresì della casa coniugale, essa ha anche il diritto di ricevere dall'ex un contributo mensile per il mantenimento dei figli, oltre al 50% delle spese straordinarie. Giurisprudenza conforme ritiene che il contributo al mantenimento dei figli, identico in caso di divorzio, cessi con la raggiunta autosufficienza degli stessi e comunque, non oltre i 35 anni di età, con la possibilità, per il figlio maggiorenne di chiedere che l'assegno venga versato direttamente a lui.

Diritti successori

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La morte del marito prima del divorzio determina la successione della moglie nell'eredità dello stesso, come se fossero ancora sposati. Pertanto se la coppia non ha avuto figli la moglie erediterà l'intero patrimonio, se invece è presente un figlio, l'eredità andrà divisa a metà, mentre in presenza di due o più figli alla madre spetterà il 33%, a cui deve aggiungersi l'usufrutto legale sulla casa fino alla sua morte.

Pensione di reversibilità

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Alla ex separata dal defunto marito spetta la pensione di reversibilità, a meno che alla stessa non sia stata addebitata la separazione. Nulla invece le compete se è intervenuta sentenza di divorzio.

Quota Tfr

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Se il marito va in pensione prima del divorzio, alla moglie separata non spetta la quota del Tfr che le spetterebbe solo dopo lo scioglimento del vincolo matrimoniale. La legge infatti prevede che all'ex coniuge divorziato spetti, solitamente il 40% della quota del Tfr del marito, se:

  • la donna aveva diritto all'assegno di mantenimento periodico;
  • la ex non si è risposta;
  • il Tfr liquidato dall'azienda dopo la sentenza di divorzio, è il frutto del lavoro svolto (anche in parte) quando la coppia era sposata.

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