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Data: 10/01/2019 10:00:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax – Una carta d'identità necessaria per iscriversi ai social network ed ai servizi online. La richiesta è contenuta in un disegno di legge presentato al Senato ad ottobre, firmato dai senatori Malan, Damina, Vitali, Aimi, Floris, Pagano, Cangini, Giammanco e ora all'esame della commissione giustizia. La proposta modifica il decreto legislativo n. 70 del 9 aprile 2003 dal titolo "Attuazione della direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico".
Carta d'identità per social network e servizi onlineL'idea, in sostanza, è quella di far venir meno l'anonimato, per agevolare gli hosting provider nel fornire alle Forze dell'ordine "i dati anagrafici collegati al profilo per cui si ipotizza il reato". Oltre alla motivazione deterrente, l'obiettivo dovrebbe essere quello di risalire più facilmente all'identità di un utente specifico. Come evidenzia uno dei promotori, il senatore Pagano, «L'anonimato, pur non essendo un diritto costituzionalmente tutelato, in quanto l'art 21 della Costituzione sancisce il diritto alla semplice libertà di espressione, viene comunque garantito dalla mia proposta. Si potrà infatti continuare a utilizzare un nickname, di qualunque genere: l'identità dell'utente verrà rivelata alle autorità solo in caso di comportamenti penalmente rilevanti». Carta d'identità per social network, le criticheLa proposta ha suscitato però le critiche degli addetti al settore. Da un lato i social avrebbero a disposizione un grande archivio con dati sensibili come le copie delle carte d'identità di ogni iscritto, cosa non proprio edificante considerato che si tratta di società commerciali. Poi, come ricorda QuiFinanza, Stefano Zanero, specializzato in sicurezza informatica parla un disegno di legge che non potrebbe essere attuato poiché, per effetto stesso della norma, i principali social network sarebbero esclusi dalla sua applicazione. Nel testo c'è scritto che sono escluse «le prestazioni di servizi della società dell'informazione effettuate da soggetti stabiliti in Paesi non appartenenti allo spazio economico europeo». Senza trascurare il fatto che, al momento, una delle maggiori difficoltà nelle indagini per cui sono necessari i dati degli utenti nelle mani dei fornitori esteri, è la necessità di una rogatoria (ossia una richiesta da inoltrare all'estero) che però con questa proposta di legge rimane tale e quale. |
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