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Data: 16/01/2019 17:06:00 - Autore: Redazione di Redazione - I soldi ci sono ma per colpa della troppa burocrazia la ricostruzione dei paesi danneggiati dal sisma del centro Italia è diventata impossibile. È questa la situazione "surreale" vissuta da tante città d'arte e borghi storici oggi, secondo quanto denuncia l'onorevole Roberto Cataldi (M5S), autore della petizione su Change.org "Velocizzare la ricostruzione post sisma. Meno burocrazia per dare subito inizio ai lavori" che ad oggi ha superato le 10mila firme. "E' vero, i problemi da affrontare sono tanti, ma spesso alla base di tutto c'è un denominatore comune: l'incapacità di rendere le cose semplici" evidenza Cataldi che rincara, "così il complesso sistema di norme con cui ci siamo abituati a convivere ha dato vita a una burocrazia insensata capace di condurre gli affari della pubblica amministrazione nel peggiore dei modi possibili. Al punto che persino la ricostruzione dei paesi danneggiati dal sisma è diventata impossibile". Sappiamo tutti di avere il "più ricco patrimonio artistico e culturale al mondo, eppure il paese non decolla, non attira investitori e soprattutto arretra economicamente. Le nostre città d'arte e i borghi rurali e storici di quell'Italia centrale che affascina turisti di tutto il mondo sono ancora sovrastati da cumuli di macerie. Nessuna gru, qualche sporadica impalcatura e poi null'altro, solo silenzio, deserto, desolazione" denuncia quindi Cataldi, parlando di situazione che "ha del surreale" perché "in molti comuni, devastati dal sisma, la ricostruzione non può avvenire non perché non ci sono i soldi, e neppure perché c'è troppo lavoro da fare. Non si può ricostruire per 'eccesso di regole'". Un esempio? Prima del sisma, "chiunque avrebbe potuto ristrutturare una casa in un centro storico e lasciarla così com'era dal punto di vista architettonico. Lo si poteva fare nel pieno rispetto della legalità. Ora però che quelle stesse case sono crollate (per colpa del sisma) non è possibile ricostruirle com'erano prima, non è possibile conservare la loro fisionomia. Eppure basterebbe ricostruire ciò che c'era avendo cura di adottare le più moderne tecniche costruttive idonee a garantire maggiore sicurezza e stabilità". Tutto questo "non è frutto di un bizzarro "corto circuito" normativo. Nessuno in linea di principio è contrario a "ridisegnare" un immobile quando crolla o viene demolito – prosegue - se non fosse per le complicazioni che ciò comporta a fronte di una tragedia di così vaste proporzioni". E ciò "specialmente nei borghi antichi e nei centri storici dove si impongono modifiche spesso tecnicamente irrealizzabili con il risultato che siamo già al terzo inverno e la popolazione colpita non riesce ancora a vedere un inizio di ricostruzione". Da qui l'appello, alla semplicità, ossia dare la possibilità di "ricostruire ciò che legittimamente esisteva prima del sisma, senza doverne cambiare la fisionomia ma solo adottando le più moderne tecniche costruttive per garantire la tenuta sismica nel rispetto della morfologia degli stessi". Tutto questo è condensato in un "emendamento (sostituito poi da un ordine del giorno che il Governo ha accolto) – spiega ancora l'onorevole – in cui ho segnalato la possibilità di adottare un meccanismo semplificato (ad esempio la SCIA) che possa spostare i controlli dalla fase preliminare alla fase di esecuzione dei lavori". Solo così, avendo "il coraggio di abbattere quel muro di burocrazia che, malgrado tutto, noi stessi abbiamo creato e che ora dobbiamo a poco a poco smantellare", chiosa Cataldi, non "rischiamo di annientare ciò che la storia ci ha consegnato nel corso dei secoli cancellando per sempre l'identità e la cultura architettonica del nostro Paese". Ma, conclude, "una cosa deve essere chiara: non è più possibile rimandare".
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