Data: 18/01/2019 17:00:00 - Autore: Lucia Izzo
di Lucia Izzo - Nella giornata di ieri, 17 gennaio, si è svolto a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri che ha dato il via a Reddito di cittadinanza e Quota 100 e, al termine della riunione, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i Vice Presidenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno presentato in conferenza stampa le misure con le relative slide.

Leggi Reddito di cittadinanza e quota 100 al via

Il decreto legge (vedi la bozza sotto allegata) raccoglie le principali misure promesse da Lega e M5S recando le attese riforme in materia di Reddito di cittadinanza e di pensioni. Secondo i piani del governo le misure approvate daranno un sostegno a circa 5 milioni di persone in povertà e consentiranno ad un milione di persone nel triennio di andare in pensione in anticipo:

Reddito di cittadinanza

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Il Reddito di Cittadinanza (RdC), istituito dal mese di Aprile 2019, viene presentato come una misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, nonché volta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione, alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro.

Ad averne diritto saranno soltanto coloro che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta. Palazzo Chigi stima che saranno in totale circa 4 milioni di persone: il 47% dei beneficiari sarà al Centro-Nord e il 53% al Sud e Isole.

Reddito di Cittadinanza: chi potrà accedervi?

Nel dettaglio, al RdC potranno accedere coloro che sono in possesso dei seguenti requisiti:
- essere cittadini italiani, europei o lungo soggiornanti e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa;
- ISEE inferiore a 9.360 euro annui;
- Patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, fino ai 30.000 euro annui;
- Patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro che può arrivare fino a 20.000 per le famiglie con persone disabili.

Le norme anti-divano del Reddito di cittadinanza

Con le c.d. "norme anti-divano" il Governo punta a non far "adagiare" i cittadini stabilendo che tutti coloro che sono in grado di lavorare dovranno, infatti, attivarsi stipulando il patto per il lavoro e il patto per la formazione.
In pratica il reddito di cittadinanza avrà una durata di 18 mesi: entro i primi 12 mesi, la prima offerta di lavoro potrà arrivare nel raggio di 100 km – 100 minuti di viaggio. Se viene rifiutata, la seconda offerta potrà arrivare nel raggio di 250 km e se anche questa viene rifiutata, la 3° offerta potrà arrivare da tutta Italia.
Dopo il 1° anno, anche la prima offerta potrà arrivare fino a 250km, mentre la 3° potrà arrivare da tutto il territorio nazionale. Invece, dopo i 18 mesi tutte le offerte possono arrivare da tutto il territorio nazionale. Per le famiglie con persone con disabilità, invece, le offerte di lavoro non potranno mai superare i 250 km.
Sono previsti incentivi per le imprese che assumono i beneficiari del RdC e per agevolare l'imprenditorialità: in particolare, le imprese che assumono chi riceve il RdC potranno ottenere un incentivo pari alla differenza tra 18 mensilità e il numero di mensilità già ricevute dal beneficiario.

Reddito di cittadinanza: a quanto ammonta?

La norma destinata al calcolo del "beneficio economico" stabilisce che questo, su base annua, si componga di due elementi. Il primo rappresenta una "componente a integrazione del reddito familiare" fino alla soglia di 6.000 euro annui (500 euro al mese), moltiplicataper la scala di equivalenza.
Il secondo parametro, componente a integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, pari all'ammontare del canone annuo previsto nel contratto d'affitto, come dichiarato ai fini ISEE, fino a un massimo di 3.360 euro annui (280 euro al mese). Tale integrazione è concessa, altresì nella misura della rata mensile dell'eventuale mutuo, ma, in tal caso, è fissata in massimo 1.800 euro annui.
La somma dei due benefici andrebbe, dunque, a comporre i famosi "potenziali" 780 euro al mese ma tale cifra è destinata a variare in relazione al numero dei familiari del nucleo richiedente e relativamente all'abitazione (casa di proprietà, mutuo in corso o contratto di affitto).

Reddito di cittadinanza: come richiederlo

Il vicepremier Di Maio ha chiarito che: "A febbraio verranno pubblicate le indicazioni per compilare le domande per il reddito di cittadinanza, mentre a marzo sarà pronto il sito internet per ricevere le domande".
Nel dettaglio, il RdC si potrà richiedere ai CAF o alle Poste italiane, sia direttamente all'ufficio postale che in via telematica. Sarà l'INPS a verificare il possesso dei requisiti. La prestazione verrà erogata (a partire da Aprile) tramite una normalissima prepagata di Poste Italiane, ovvero una Postepay che, spiega Di Maio, sarà opportunamente modificata e non sarò possibile utilizzarla per il gioco d'azzardo. Il vicepremier ha spiegato anche che i soldi del sussidio dovranno essere spesi entro il mese corrente.
Dopo l'accettazione, il beneficiario verrà contattato dai Centri per l'impiego per individuare il percorso di formazione o di reinserimento lavorativo da attuare. Saranno esonerati dal sottoscrivere il Patto per il Lavoro e il Patto di Inclusione gli individui con disabilità tale da non consentire un accesso al mondo del lavoro, nonché le persone che assistono figli di età inferiore ai 3 anni oppure individui non autosufficienti.

Esclusione dal Reddito di Cittadinanza

Sono cause di esclusione dal Reddito di Cittadinanza:
- non sottoscrivere il Patto per il Lavoro o per l'Inclusione sociale;
- non partecipare alle iniziative formative e non presenta una giustificazione;
- con aderire ai progetti utili per la comunità predisposti dai Comuni;
- rifiutare la terza offerta congrua;
- non aggiornare le autorità competenti sulle variazioni del proprio nucleo;
- fornire dati falsi (in questo caso, si rischiano da 2 a 6 anni di carcere).

Pensione di cittadinanza

Il provvedimento introduce, inoltre, la c.d. pensione di cittadinanza rivolta ai pensionati che vivono sotto la soglia di povertà. I requisiti, infatti, ricalcano quelli previsti dal Reddito di cittadinanza, ovvero, in particolare:
- ISEE familiare inferiore a 9.360 euro all'anno;
- patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa, non superiore ai 30 mila euro;
- patrimonio finanziario inferiore a 6.000 euro, 8.000 se si è in coppia.
Ad esempio, un pensionato che vive da solo e non ha una casa di proprietà avrà una pensione di cittadinanza di 780 euro al mese (di cui 150 euro per pagare l'affitto), mentre un pensionato che vive da solo e riceve solo una pensione di invalidità, al posto della sua pensione, riceverà la Pensione di Cittadinanza, che con una casa di proprietà è di 630 euro al mese.
Una coppia di pensionati che vive in un appartamento in affitto riceverà un'integrazione che permetterà loro di vivere con 1.032 euro al mese.

Quota 100

Oltre all'approvazione del reddito di cittadinanza, è stato dato anche il via libera a Quota 100, lo scivolo pensionistico che consentirà di abbandonare anticipatamente il mondo del lavoro al raggiungimento di un'età anagrafica di almeno 62 di età e un'anzianità contributiva minima di 38 anni.
"Quota cento la dedico alla signora Fornero e Monti, è un punto di partenza non di arrivo, obiettivo finale è quota 41, quindi la signora Fornero si prepari a piangere ancora" ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini annunciando la riforma della Legge Fornero.
La misura, prevista in via sperimentale per il triennio 2019-2021, dovrebbe interessare circa un milione di pensionati, ma il vicepremier ha chiarito che, qualora meno persone di quelle previste dovessero domandare l'accesso a Quota 100, "i soldi che avanzeranno verranno reinvestiti in tagli delle tasse."

Pensioni Quota 100: le finestre per lavoratori privati e pubblici

Per quanto riguarda i lavoratori privati, la decorrenza del trattamento pensionistico è fissata al 1° aprile 2019 per coloro che maturano i requisiti previsti entro il 31 dicembre 2018; coloro che, invece, matureranno i requisiti a partire dal 1° gennaio 2019, conseguirà il diritto alla decorrenza del trattamento trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi.
I dipendenti pubblici che maturano i requisiti previsti entro il 31 dicembre 2018, conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico dal 1° agosto 2019; coloro che, invece, li maturano dal 1° gennaio 2019, conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi.
La domanda di collocamento a riposo deve essere presentata all'amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi. Per quanto riguarda, invece, il personale del comparto scuola e AFAM, si potrà presentare domanda di cessazione dal servizio con effetti dall'inizio, rispettivamente, dell'anno scolastico o accademico.
Sarà possibile cumulare periodi assicurativi presenti su più gestioni. La pensione, invece, non sarà cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, mentre è prevista la cumulabilità con redditi da lavoro occasionale (massimo 5mila euro).

Pensioni: le altre novità

Il decreto-legge, modificando il D.L. n. 201/2011 (conv. in legge n. 214/2011) modifica, riducendola, l'anzianità contributiva per l'accesso al pensionamento anticipato indipendente dall'età anagrafica: in particolare, sarà possibile andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne.
Coloro che maturano tali requisiti conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti. In sede di prima applicazione i soggetti che hanno maturato i requisiti dal 1° gennaio 2019 alla data di entrata in vigore del decreto, conseguiranno il diritto al trattamento pensionistico dal 1° aprile 2019.

Opzione donna

Il diritto al trattamento pensionistico anticipato sarà riconosciuto, secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 abbiano maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un'età pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome.

Lavoratori precoci

Per quanto riguarda i lavoratori precoci, il D.L. abroga gli incrementi dell'età pensionabile per effetto dell'aumento della speranza di vita. Venuti meno gli adeguamenti alla speranza di vita, dunque, i lavoratori precoci potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Il diritto al trattamento pensionistico decorrerà dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.

Ape Sociale

L'indennità sostitutiva nota come il nome di Ape Sociale viene prorogata dal decreto fino al 31 dicembre 2019. L'indennità che, si rammenta, spetta fino al conseguimento dell'età anagrafica per la pensione di vecchiaia, viene erogata a coloro che abbiano almeno 63 anni di età e non siano titolari di pensione diretta in Italia o all'estero e si trovino nelle condizioni determinate dalla legge. Il requisito contributo è fissato in 30 o 36 anni, a seconda dei casi, con bonus di un anno per figlio (max 2) per le lavoratrici.

Pace contributiva

In via sperimentale, per il triennio 2019-2021, viene introdotta la possibilità di riscattare in tutto o in parte, su richiesta, periodi di buco contributivo non obbligatori per massimo 5 anni, anche non continuativi. Il provvedimento prevede, inoltre, il riscatto del periodo di laurea a condizioni agevolate entro i 45 anni.
Il riscatto dei contributi è concesso agli iscritti all'AGO per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, e alla gestione separata, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione
Riscattabili, saranno i periodi compresi tra la data del primo e quello dell'ultimo contributo comunque accreditato nelle suddette forme assicurative, non soggetti a obbligo contributivo e che non siano già coperti da contribuzione, comunque versata e accreditata, presso forme di previdenza obbligatoria.
Il versamento dell'onere può essere effettuato ai regimi previdenziali di appartenenza in unica soluzione ovvero in massimo 60 rate mensili. È, inoltre prevista la detraibilità dell'onere del 50% in cinque quote annuali.

Trattamento di fine rapporto statali (TFS)

Nei confronti di tutti i pensionati pubblici, ai quali sia stata liquidata o meno la "pensione quota 100", viene riconosciuta la possibilità di ottenere immediatamente (invece di attendere 2-3 anni come avviene adesso), l'indennità di fine servizio ovvero il c.d. TFS, fino a 30.000 euro.

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