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Data: 10/02/2019 15:00:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax – Informazioni sensibili su dati personali, patrimoniali e reddituali di tutta la popolazione messe a disposizione dei Caf, centri per l'impiego che possono controllare tutte le spese dei percettori del reddito di cittadinanza. Queste alcune delle osservazioni mosse dal Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, nei confronti del ddl di conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (AS 1018). Garante privacy, col reddito di cittadinanza dati sensibili troppo espostiNella sua memoria, il Garante evidenzia come «il prospettato meccanismo di riconoscimento, erogazione e gestione del reddito di cittadinanza comporta trattamenti su larga scala di dati personali, riferiti ai richiedenti e ai componenti il suo nucleo familiare (anche minorenni)», dati ai quali, invece, la legge riconosce massima tutela in relazione alla loro attinenza alla sfera più intima della persona o perché suscettibili di esporre l'interessato a discriminazioni. «Si tratta, in particolare – afferma il Garante - dei dati relativi allo stato di salute e alla eventuale sottoposizione a misure restrittive della libertà personale, nonché alle condizioni di disagio, in particolare sotto il profilo economico, familiare o sociale». Stesso dicasi per «il monitoraggio e la valutazione dei consumi e dei comportamenti dei singoli familiari del beneficiario». Le norme del decreto-legge presentano, sotto questo profilo, rilevanti criticità. Tuttavia, sempre a parere del Garante, alcune delle quali suscettibili di superamento nell'ambito di specifici provvedimenti attuativi (attualmente non previsti), altre già in questa fase, in sede di conversione». Nello specifico, le maggiori obiezioni, riguardano il monitoraggio delle spese e degli acquisti effettuati con la carta Rdc, e la disciplina di rilascio delle attestazioni Isee. La somma mensile, erogata col reddito di cittadinanza, deve essere spesa interamente ma per acquisti leciti. La conseguenza è che, per far valere eventuali divieti (ad esempio il vincolo di giochi che prevedono vincite in denaro), è necessario effettuare una minuziosa verifica delle spese. Da qui i dubbi del Garante sulla «disposizione che attribuisce agli operatori dei centri per l'impiego e dei servizi comunali la funzione di monitoraggio dei consumi e dei comportamenti dei beneficiari, nonché di valutazione di eventuali anomalie dalle quali si possa dedurre l'insussistenza dei requisiti dichiarati». Questa forma di controllo è «in palese contrasto con le garanzie sancite dalla disciplina di protezione dati", ma ancor di più con "i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini». L'altra obiezione riguarda il modello Isee, da presentare per dimostrare di aver diritto al reddito di cittadinanza. Il modello viene redatto dai Caf. Il decreto legge 2019/4 dispone che l'Isee si debba basare sulla Dichiarazione Sostitutiva unica, che contiene le informazioni anagrafiche, reddituali, patrimoniali e finanziarie dei cittadini. Il riferimento è a tutti i cittadini, altrimenti non si vede come potrebbe lo Stato avvisare i cittadini che hanno diritto al reddito di cittadinanza. Dati che quindi saranno a disposizione dei Caf, e di tutti coloro che riusciranno a insinuarsi nei database, esposti ad attacchi informatici, privi di «misure di sicurezza tecniche e organizzative idonee alla protezione di informazioni tanto importanti». Sotto questo profilo, l'unico intervento possibile sarebbe per l'interessato il divieto dell'uso dei propri dati, comunicato a Caf o all'Inps. In sintesi per Soro, le esigenze di semplificazione, «non possono essere realizzate in maniera da sacrificare la sicurezza, l'integrità e la riservatezza dei dati «contenuti negli archivi dell'Inps e dell'Agenzia delle Entrate, gestiti fino ad oggi nel rispetto di stringenti misure di sicurezza, anche in attuazioni di puntuali indicazioni fornite dal Garante». |
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