|
Data: 26/02/2019 23:30:00 - Autore: Annamaria Villafrate![]() di Annamaria Villafrate - Gli avvocati dei migranti della Diciotti, all'indomani del no della Giunta per le autorizzazioni a procedere nei confronti del Ministro Salvini per sequestro di persona, non perdono tempo. Da una parte i legali che si rivolgono al Tribunale di Roma, chiedendo i danni per l'illegittimo trattenimento di una quarantina di migranti sulla nave, dall'altra quelli che, nell'interesse di altri due ricorrono alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. L'avere costretto i migranti a restare sulla nave, facendoli vivere in condizioni fisiche e psicologiche precarie per dieci giorni equivale a "tortura e trattamento degradante". Oggi diversi migranti si trovano presso le tendopoli del Baobab, che li ospita e sta fornendo loro l'assistenza legale necessaria per ottenere il risarcimento, molti però hanno già lasciato il nostro paese. Diciotti: il ricorso art 702-bis c.p.c. al Tribunale di RomaIncuranti del no espresso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, una quarantina di migranti della Diciotti si sono rivolti al Foro di Roma, presentando ricorso ex 702 bis cpc (sotto allegato). Le norme violateI ricorrenti lamentano di aver subito la violazione arbitraria e ingiustificata della libertà individuale sancita dall'art. 13 della Costituzione, a causa di un comportamento qualificabile come "sequestro di persona". Con la propria condotta l'autorità politica interna ha inoltre violato l'art. 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, considerato che il trattenimento dei ricorrenti sulla nave è avvenuto senza alcuna base legale. Oggetto di contestazione però non è solo il trattenimento forzato sulla nave, ma anche le condizioni precarie in cui i migranti sarebbero stati costretti a vivere per diversi giorni, sottoposti a continui controlli delle forze di polizia e senza possibilità di comunicare con l'esterno. Le richieste finaliDopo una lunga esposizione sul diniego di accesso agli atti sancito dalla legge n. 241/1990, i difensori passano alla quantificazione del danno, richiamando la normativa interna e casi giurisprudenziali sui quali si è pronunciata la Corte Europea, per contemperare quanto previsto dal nostro ordinamento e dalla disciplina comunitaria e fornire al giudicante esempi utili ai fini del decidere. I difensori chiedono quindi che venga accertata e dichiarata la responsabilità del Presidente del Consiglio e del Ministro Salvini e riconosciuto di conseguenza il risarcimento dei danni patiti dai loro assistiti (da un minimo di 1040,00 a 1740,00 euro ciascuno) per l'"illegittimo trattenimento sulla nave Diciotti". Il ricorso alla Corte EuropeaDue migranti però hanno scelto un'altra strada. Hanno deciso di farsi assistere dall'associazione italo-tedesca "Borderline"che ha presentato un ricorso per chiedere alla CEDU la condanna dell'Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In questo ricorso, a differenza del precedente, più incentrato sulla privazione della libertà personale, si punta l'accento sul trattamento degradante che i migranti avrebbero subito mentre erano a bordo della nave. Impossibilitati a contattare i propri avvocati e costretti a vivere per diversi giorni in condizioni degradanti dal punto di vista fisico e psicologico, ritengono che il trattamento degradante a cui sono stati sottoposti sia equiparabile alla tortura. Leggi anche: - Caso Diciotti: facciamo chiarezza |
|